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Forse per la prima volta nel Cuneese la Lega verso un vero congresso

Se alla vigilia del congresso provinciale appare scontata la riconferma al vertice del senatore Giorgio Maria Bergesio, rimasto l’unico parlamentare cuneese della Lega eletto in Piemonte, qualche dubbio riguarda invece la scelta di restare “senza se e senza ma” a fianco di Matteo Salvini.

L’appuntamento è per sabato mattina 10 dicembre al Giardino dei Tigli di Cussanio, dove sono stati convocati i circa 250 i soci “militanti”, quelli cioè che hanno diritto di voto.

Dai recenti congressi – Varese in primis – sta infatti emergendo un diffuso malessere da parte dei militanti nei confronti del segretario federale, attuale ministro delle Infrastrutture.

Anche nella Granda – dove l’asse Calderoli-Gancia è forte – qualche sorpresa potrebbe scaturire. Non fosse altro per una riflessione legata al fatto che dal 2019 ad oggi il partito ha perso sul terreno provinciale decine di migliaia di voti, andati per lo più a Fratelli d’Italia.      

Dai primi anni ’90, quando ancora si chiamava Carroccio, la Lega ha sempre registrato picchi di consensi e poi cadute, andamento che si constata anche nell’analisi voto di quest’ultimo decennio.

Vediamo cosa dicono i numeri delle varie consultazioni, dalle europee alle regionali, concentrando l’attenzione sulle ultime elezioni politiche. 

Alle elezioni europee del  2014, nella Granda, la Lega aveva ottenuto 31.142 (10,28%). Nel 2019 il salto era stato clamoroso: 134.808 voti (43,94%) con l’elezione a Bruxelles di Gianna Gancia.

Facendo un confronto si vede come, in cinque anni, la Lega avesse guadagnato 103 mila voti, avesse cioè più che triplicato i propri consensi in terra cuneese, con un balzo percentuale in avanti di quasi 34 punti.

Alle regionali 2014 aveva conseguito 26.864 voti (10,70%).

Nel 2019, in contemporanea alle europee, con la vittoria del forzista Alberto Cirio, aveva anche qui staccato tutti i partiti con 108.392 voti (41,30%). 

Per quanto riguarda le elezioni politiche nazionali, nel 2013, aveva ricevuto 24.436 consensi (7,25%), passando, nel 2018, a 44.961 (27,31%).

Una crescita dunque di 20 punti percentuali, rispetto alla tornata politica precedente.

Venendo alle recenti elezioni politiche del 25 settembre 2022, anche a seguito del taglio del numero dei parlamentari, ha perso Flavio Gastaldi, leader dei Giovani Padani e attuale sindaco di Genola, alla Camera.

I dati di quest’ultima consultazione nazionale richiedono una premessa d’obbligo, essendo impossibile – data la modifica dei collegi elettorali, conseguenza della riduzione del numero dei parlamentari – un confronto preciso.

Infatti la provincia di Cuneo, come noto, è stata spezzata in due per quanto riguarda la Camera dei Deputati.

Da una parte il collegio Piemonte 2 U05 detto “di Cuneo”, che ricalca grosso modo il territorio dell’Asl Cn1 con Cuneo, Saluzzo, Savigliano, Fossano, Mondovì e Ceva e i rispettivi hinterland.

Dall’altra il collegio Piemonte 2 U04 detto “di Asti” che comprende i Comuni di Alba, Bra, Langhe e Roero (Asl Cn2) e i paesi della provincia di Asti.

Nel primo la Lega ha ottenuto 25.728 voti (12,66%); nel secondo 23.770 (12,96%).

Sul collegio senatoriale plurinominale, che ricomprendeva, oltre a tutti i Comuni del Cuneese, anche una discreta fascia di Comuni del Torinese (Pinerolese e Carmagnolese), la Lega ha avuto 46.716 voti (12,55%).

Per quanto riguarda il Senato, sul collegio uninominale del Piemonte 2, come noto, è stato eletto il senatore uscente e segretario provinciale Giorgio Maria Bergesio, appoggiato dalla coalizione di centrodestra.

I dati dell’ultima consultazione nazionale documentano un vero e proprio crollo di suffragi, se il dato viene confrontato con quello del 2019, andati in questa tornata per lo più al partito di Giorgia Meloni.

Bergesio, forte della sua riconferma a Palazzo Madama, dovrà destreggiarsi con abilità in una fase in cui il vento del Nord-Est sembra soffiare gagliardo.

È opinione corrente, sempre più diffusa nella base, che il “Credo” salviniano non rappresenti più un’ortodossia inconfutabile.  

Alla luce di queste turbolenze, più o meno sotto traccia, sarà interessante vedere quel che succederà.

Tramontata – per forza di causa maggiore – l’ipotesi di una “Lega Salvini-Premier” qualcuno avrà l’ardore di contestare la personalizzazione di un partito che agli albori aveva fatto del federalismo il suo cavallo di battaglia e del “Sindacato del Nord” la sua ragion d’essere?

Un vero peccato che il congresso di Cussanio si tenga, come sempre, a porte chiuse.

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