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Fratelli di Giorgia | Dal Mes alle armi a Kyjiv, tutti i fronti di divisione tra gli alleati della maggioranza – Linkiesta.it

«Siamo infuriati con Forza Italia». Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e plenipotenziario del governo Meloni, lo dice al Foglio. Il caro benzina sembra mandare in fiamme l’esecutivo. La premier si sente accerchiata. È alle prese con gli scioperi dei benzinai e con le critiche non solo dell’opposizione, ma anche di chi dovrebbe sostenerla. «Il partito di Berlusconi», dice Lollobrigida, «deve dirci come  e se vuole stare in maggioranza. Non si può votare un provvedimento in Consiglio dei ministri e poi criticarlo sui giornali e sulle agenzie di stampa». C’è una strategia di Forza Italia per logorare il governo Meloni? «Voglio sperare proprio di no. Di sicuro ci sono posizioni illogiche da parte di alcuni esponenti di Forza Italia».

Ogni giorno, e su ogni tema, dalla benzina alle armi a Kyjiv, dal Mes ai balneari, un esponente della maggioranza si alza e rilascia dichiarazioni in controtendenza rispetto alla linea di Palazzo Chigi – scrive il Corriere. Un continuo controcanto che fa fibrillare il governo. E se nelle stanze della presidenza del Consiglio la parola d’ordine è «niente retromarce», sull’emergenza carburanti il pressing di Forza Italia e Lega è riuscito ad aprire una breccia, che ha incrinato la resistenza di Giorgia Meloni.

Il decreto «trasparenza» sui prezzi di benzina e diesel, approvato il 10 gennaio, a due giorni appena dal via libera è stato ritoccato in corsa. «Hanno fatto tutto Giorgia e Giorgetti», racconta un esponente dell’esecutivo, uno di quelli che si sentono tagliati fuori dalle scelte importanti.

Dalle nomine al vertice delle tre agenzie fiscali sino all’emergenza carburanti «decide tutto lei», è la cantilena ai vertici di Forza Italia e Lega, a volte intonata con la variazione «decidono tutto loro». La premier e il ministro dell’Economia. Così è stato martedì sul provvedimento che ha imposto l’esposizione alla pompa del prezzo medio giornaliero e così è stato ieri. Quando, sull’onda delle proteste, il decreto è stato riveduto e corretto: non tanto in consiglio dei ministri, giacché tanti ministri non hanno ancora visto il testo, ma prima e dopo.

A rivelare cosa bolliva nel pentolone di Palazzo Chigi è stato lo stesso Giorgetti. Rispondendo al question time del Senato, il ministro ha fatto riferimento alla norma che potrebbe consentire di ridurre le accise «in relazione all’incremento verificato dei prezzi dei carburanti». A stretto giro fonti di governo hanno chiarito che non si sta lavorando a una sforbiciata immediata.

Il piccolo incidente di comunicazione rivela quanta confusione ci sia in questi giorni nella maggioranza. Meloni in tv ha lodato la «grande coesione» della squadra e ha derubricato a «racconti fantasiosi» le ricostruzioni sui rapporti (tesi) tra le forze politiche. Eppure basta mettere in fila le dichiarazioni per vedere le prime crepe nella coalizione. Basta ascoltare i silenzi di chi, Matteo Salvini in primis, assiste alle difficoltà della premier senza parlare in suo soccorso. D’altronde, alla vigilia del consiglio dei ministri il leader della Lega spingeva per un taglio delle accise: «Ragioneremo se ci siano i denari per intervenire». Nelle stesse ore, si faceva sentire Licia Ronzulli da Forza Italia: «Se i prezzi dei carburanti resteranno troppo elevati, Forza Italia chiederà un nuovo intervento per tagliare le accise».

Berlusconi ritiene il decreto benzina un pasticcio populista e il mancato taglio delle accise un «errore di valutazione». «Quello sulla benzina è il primo errore della signora Meloni», avrebbe concluso il Cavaliere, come riporta La Stampa.

E c’è un altro fronte su cui la distanza è evidente: il Mes. Forza Italia è favorevole alla ratifica, «per non restare isolati in Europa». Meloni è da tempo contraria. Ieri il direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità, Pierre Gramegna, è volato a Roma per un faccia a faccia. La premier italiana ritiene che il Mes sia uno strumento «anomalo» e chiede alla Ue di «verificare possibili correttivi».

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