La giornata dell’8 dicembre è dedicata ad una delle più importanti festività della religione cattolica. Stiamo parlando dell’Immacolata Concezione, ricorrenza nella quale si celebra la figura della Vergine Maria.
Secondo quanto riportato nella versione ufficiale promossa dalla Santa Sede, la festività risale al 1854, anno in cui fu proclamato il dogma da Papa Pio IX, attraverso la bolla “Ineffabilis Deus” (Dio è ineffabile). Il documento indicò ufficialmente le radici del dogma e richiamò, inoltre, l’assenso dato nel 1849, da parte dei vescovi cattolici di tutto il mondo, di celebrare la Vergine Maria proprio nell’ottavo giorno del dodicesimo mese.
Il termine “Immacolata Concezione” significa letteralmente “concepimento senza macchia”. Nonostante il nome della festività possa trarre in inganno, non si rifà alla verginità di Maria e al concepimento di Gesù, grazie all’intervento dello Spirito Santo, bensì alla figura di Maria in quanto donna; celebrando il fatto che la Vergine sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento da parte dei suoi genitori San Gioacchino e Sant’Anna.
La storia della festa dell’Immacolata
La ricorrenza dell’Immacolata Concezione, nella sua forma più antica, risale al settimo secolo, quando le chiese orientali iniziarono a celebrare la festa della Concezione di Sant’Anna, la madre di Maria. Il 28 febbraio 1476, papa Sisto IV estese la festa a tutta la Chiesa occidentale e nel 1483 minacciò di scomunica coloro che si fossero opposti alla dottrina dell’Immacolata Concezione.
Entro la metà del XVII secolo, ogni opposizione alla dottrina era scomparsa all’interno della Chiesa cattolica. L’8 dicembre 1854, papa Pio IX dichiarò ufficialmente “l’Immacolata Concezione” un dogma della Chiesa, il che significa che tutti i cristiani sono tenuti ad accettarla come vera.
Come lo stesso Pio IX ha scritto nella Costituzione Apostolica Ineffabilis Deus: «Dichiariamo, affermiamo e definiamo la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli».
L’8 dicembre nell’antichità, tra fede e leggenda
Attorno alla festa dell’Immacolata Concezione ci sono molte tradizioni. La maggior parte ha una matrice che rimanda al mondo contadino, agreste, medievale o persino pagano.
Allargando il campo di ricerca, ci rendiamo conto che l’8 dicembre è stata ed è tuttora una data importante per molte culture. Gli antichi egizi celebravano in questo giorno Nieth di Sais, dea guerriera raffigurata con arco e frecce, protettrice della caccia, in seguito assimilata da greci e romani ed incarnata, rispettivamente, nella figura della dea Diana ed Atena.
Sempre l’8 dicembre, in Grecia avevano luogo i festeggiamenti in onore della dea, figlia di Zeus, conosciuta come una delle tre Ore (Eunomie, Dike e Eirenie) vergine protettrice della giustizia, dei tribunali ed inflessibile punitrice dei delitti; mentre al tempo dei romani, l’8 dicembre cadeva un’importante festività, i Tiberinalia, che celebrava l’anniversario della nascita del tempio di Tiberinus sull’isola Tiberina. La leggenda racconta che Tiberio, descritto da Virgilio come un vecchio dio canuto e dal capo ornato di corna, cadde per impudenza nel Tevere e annegò, donando il suo nome al fiume. Il suo spirito si trasferì così nelle acque stesse, ove riversò la sua rabbia e violenza, rendendone il corso tortuoso ed impetuoso.
In molti sono convinti che il culto della Vergine Maria derivi da quello egiziano della dea Iside. Iside, o Isis, era il simbolo della fertilità e della purezza. Suo figlio Horus, detto anche “Dio Sole” nasceva il 25 dicembre, era il figlio di Dio, veniva considerato un messia e nella sua vita terrena compiva molti miracoli. Il culto della divinità si sviluppò soprattutto in Campania, attraverso i grandi porti commerciali di Puteoli e Neapolis. Tracce del culto di Iside si possono trovare a Napoli dove c’era una vera e propria comunità alessandrina che aveva il suo centro tra via Tribunali e via San Biagio dei Librai, dove oggi si trova la famosa statua del Nilo.
L’Immacolata e la tradizione dell’albero di Natale
Al di là di queste sovrapposizioni tra sacro e profano, che fanno parte del nostro humus culturale, una cosa è certa: è impossibile sfuggire alla magia del Natale che si avvicina!
Per molti l’8 dicembre segna l’inizio delle festività natalizie, infatti si addobba l’albero di Natale e si prepara il presepe. Quando si parla di albero di Natale di solito si pensa all’abete oppure ai pini per l’atmosfera magica che ricreano e per il profumo che emanano. Oggi l’albero di Natale viene decorato in mille modi diversi, ad esempio con luci, festoni, dolci, palline colorate, pacchetti regalo e con oggetti donati e quindi di grande valore affettivo. Di solito termina con una stella cometa sulla punta. I colori utilizzati sono solitamente l’oro, l’argento, il rosso e il verde che rappresentano i colori del Natale.
La tradizione dell’albero di Natale si è diffusa inizialmente nel Nord Europa per poi estendersi in tutto il mondo.
L’albero di Natale, che conserva tradizioni cristiane e leggende pagane, ha un’origine antica. Viene fatto per simboleggiare il rinnovamento della vita, infatti il legno bruciato rappresenta il passato che viene dimenticato. È un simbolo pagano già presente nel Medioevo. Nel diciottesimo secolo e poi all’inizio del Novecento, tra la gente, si diffonde l’idea di decorare le proprie case con gli alberi di Natale. Nel dopoguerra l’albero di Natale acquista un significato commerciale e si diffonde persino l’industria dell’addobbo natalizio.
L’albero di Natale ha anche un’origine religiosa. Nei secoli precedenti, in una data precisa dell’anno, si era soliti bruciare un pino. Esso creava una gran luce che faceva riferimento a Gesù e a Dio, in quanto l’albero rappresentava Dio come una linfa vitale e la Chiesa, vista come un giardino voluto sulla Terra da Dio. Per tradizione i regali di Natale vengono posti sotto l’albero come omaggio a Dio che si è fatto uomo e dono per noi. Pertanto, l’albero di Natale diventa un modo per ricordare il Signore e rendergli omaggio.
La leggenda sull’albero di Natale
In un remoto villaggio di campagna, la vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino nella notte Santa, come voleva la tradizione.
Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta, incominciò a cadere una fitta neve. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, avesse atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco; l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse il bambino dalla neve e dal freddo.
La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, piegati fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato come simbolo del Natale e, da allora, in tutte le case, viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.