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La storia in una famiglia

“Storia immaginaria della mia famiglia” di Andrea Vianello letto da Tullio Fazzolari

Esistono modi diversi per raccontare la Storia. E non è detto che il più efficace sia sempre prerogativa di eminenti cattedratici e autorevoli saggisti. I capolavori cinematografici di Ettore Scola, per esempio, descrivono meglio di tanti altri circa ottant’anni di evoluzione della borghesia italiana. Un’impresa analoga riesce a realizzarla Andrea Vianello con il suo primo romanzo:  “Storia immaginaria della mia famiglia” (Mondadori, 156 pagine, 18,50 euro) che sarà presentato domani a Roma nell’edizione di quest’anno di “Libri come”. Prima di iniziare a leggere nasce spontanea una curiosità. Andrea Vianello avrebbe potuto raccontare senza problemi la storia della sua vera famiglia nella quale spiccano un grande attore come Raimondo e un grande cantante come Edoardo ma anche ammiragli e avvocati di successo. Di tutto questo nel libro c’è solo qualche traccia sapientemente mimetizzata. Non compaiono nomi celebri che pure avrebbero attirato l’attenzione del lettore. Ma basta cominciare a leggere il romanzo e si capisce il perché.

Con scelta felice, Vianello costruisce una trama che ruota intorno alle vicende di una famiglia tanto immaginaria da risultare vera. E qui sta la sua abilità. La famiglia immaginaria è un microcosmo nel quale ciascuno di noi potrebbe riconoscersi. Ci ritrovano pezzi della propria vita tutti coloro che hanno attraversato gli anni della ricostruzione postbellica, del boom, delle crisi economiche e del terrorismo. In altre parole, si rivivono le speranze e le delusioni, le gioie e i dolori che hanno caratterizzato la società italiana nella seconda metà del XX secolo. “Storia immaginaria della mia famiglia” è sotto ogni punto di vista un romanzo ma nello stesso tempo riesce a raccontare come eravamo e come siamo cambiati nel corso degli anni. Gli ingredienti ci sono tutti a cominciare dai personaggi che compongono il nucleo familiare. Tutti creati dalla fantasia del narratore ma pensandoci bene somigliano maledettamente ai nostri parenti. C’è il nonno burbero che è stato convintamente fascista e forse lo è ancora. Ostenta disprezzo verso gli altri eppure ha un tocco di umanità con la sua passione per la poesia. E c’è il nonno buono e affettuoso che è stato altrettanto convintamente antifascista e vorrebbe continuare a coltivare i suoi ideali facendo politica ma non trova ascolto neppure quando si trova a cena con il leader democristiano Amintore Fanfani.

Motivi di frustrazione ce ne sono anche altri. Un negozio di ottica, per esempio, garantisce benessere economico alla famiglia ma ti lascia addosso l’etichetta di bottegaio. E’ comunque un’epoca di grandi passioni. Soprattutto politiche. C’è la mamma che lancia anatemi ogni volta che vede il leader missino Giorgio Almirante ma poi, quando lo incontra davvero, con una scena degna di P.G. Wodehouse  lo scambia per un signore che vedeva ai giardinetti portando a spasso il cane. Uno dopo l’altro i personaggi di “Storia immaginaria della mia famiglia” ricordano come eravamo: meno cinici e meno egoisti di oggi. Credevamo in tante cose, forse anche in quelle sbagliate ma almeno credevamo in qualcosa. E il romanzo di Andrea Vianello aiuta a conservare quella memoria di noi stessi che nei libri di storia spesso non c’è.

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