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Le nomine di Meloni | All’Agenzia delle Entrate resta Ruffini, alle Dogane salta Minenna – Linkiesta.it

Tre nomi: due conferme e un cambio. Sono le prime nomine importanti del governo Meloni arrivate in consiglio dei ministri, che riguardano le agenzie fiscali.

Nella lista che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha presentato ci sono la conferma di Ernesto Maria Ruffini all’Agenzia delle Entrate, ma anche quella di Alessandra Dal Verme al Demanio. Finisce invece la stagione di Marcello Minenna alle Dogane e Monopoli, nominato nel 2020 su spinta del Movimento Cinque Stelle. Al suo posto arriverà Roberto Alesse, capo di gabinetto del ministro per le Politiche del Mare Nello Musumeci, già direttore generale della presidenza del Consiglio e presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali. Dal 2001 al 2006 è stato anche consigliere giuridico del vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini e capo dell’ufficio legislativo del gruppo di Alleanza nazionale alla Camera.

Ernesto Maria Ruffini, riconfermato, ha già guidato l’Agenzia delle Entrate tra il 2017 e il 2018 e poi dal 31 gennaio 2020. In precedenza era stato amministratore delegato di Equitalia, nominato da Matteo Renzi. Ruffini, 53 anni, è apprezzato dal Quirinale e gode di sostegni politici trasversali. Alessandra Dal Verme, un passato nella Ragioneria generale dello Stato, era stata nominata dal governo Draghi. Apprezzata sia nel centrosinistra – tra l’altro è cognata del commissario Ue per gli Affari economici, Paolo Gentiloni – sia nel centrodestra. Continuerà a guidare l’Agenzia del Demanio.

La sostituzione di Minenna all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli rientra invece nello spoils system già avviato dal governo con il cambio all’Agenzia italiana del farmaco, dove non è stato confermato il direttore generale Nicola Magrini. Il commissario straordinario per la ricostruzione post sisma 2016, Giovanni Legnini (ex parlamentare Pd), è stato invece sostituito con con Guido Castelli (senatore di Fratelli d’Italia).

L’esecutivo ha tempo fino al 24 gennaio (90 giorni dalla fiducia) per confermare o sostituire i vertici della pubblica amministrazione. Se non lo fa, tali incarichi cessano. E sono una settantina i posti interessati: nei prossimi giorni non sono esclusi nuovi avvicendamenti. Ballano, tra le altre, la poltrona del direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, e del Ragioniere generale, Biagio Mazzotta. Il primo è nel mirino di parte del centrodestra, che vorrebbe un suo uomo in un posto che in passato è stato occupato, tra gli altri, da Mario Draghi e Domenico Siniscalco. Ma Rivera, nominato dal governo Conte uno (quando ministro dell’Economia era Giovanni Tria) gode di un forte appoggio del Quirinale. Complicato anche sostituire un tecnico di alto profilo come Mazzotta.

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