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Su American Conservative, Ted Snider annota un piccolo cenno di Tony Blinken durante una conferenza organizzata dal Wall Street Journal il 7 dicembre scorso, in cui il Segretario di Stato americano, in un soffio appena udibile, ha detto che le dichiarazioni di Biden sull’integrità territoriale ucraina, brandita in questi mesi come unica prospettiva accettabile per poter aprire un negoziato con i russi, è un concetto flessibile e interpretabile.
La Crimea e gli attacchi al territorio russo
Non solo, parlando più chiaramente ha spiegato che gli Stati Uniti continueranno a sostenere l’Ucraina perché possa presentarsi forte al tavolo dei negoziati, affinché la situazione dei confini possa ritornare allo status quo prima dell’invasione russa del 24 febbraio. Difficile che Blinken si sia dimenticato che allora la Crimea era già controllata dai russi e che Zelensky continui a rivendicarne la sovranità ucraina.
Così l’intervento di Blinken, secondo Snider, segnalerebbe un certo cauto distacco della Casa Bianca dalle richieste di Zelensky, che sarebbe in continuità col viaggio di Sullivan a Kiev di inizio novembre, quando il Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa recapitò a Zelensky il messaggio della Casa Bianca che chiedeva un maggior realismo da parte del presidente ucraino.
Ma gli attacchi al territorio russo proseguono, segnalando un clima da escalation, mentre sui media si fanno sempre più insistenti le indiscrezioni che asseriscono che gli Usa abbiano dato il placet a tali attacchi, nonostante il fatto che alcuni giorni fa lo stesso Blinken (1) abbia dichiarato che l’America non li aveva né sollecitati né supportati.
Le indiscrezioni insistenti suonano come una smentita secca di quanto aveva dichiarato il Segretario di Stato Usa e indicano come prosegua lo scontro tacito all’interno dell’Impero tra quanti sostengono una prospettiva più realista e quanti invece spingono per la prosecuzione a oltranza delle ostilità.
Le armi miracolose
Come denota la pressione, di Zelenky e dei falchi ultra-atlantisti perché siano inviati in Ucraina i missili a lungo raggio, finora negati dalla Casa Bianca. Di ieri, invece, la notizia che l’America ha deciso di inviare i Patriot.
Nonostante l’enfasi data all’annuncio, i Patriot non cambieranno molto la situazione sul campo di battaglia, come avvenne per i celebrati Javelin o gli ancor più celebrati Himars, che, nonostante la propaganda trionfale, hanno avuto un impatto relativo.
Probabile che la decisione serva più che altro ad allentare la pressione interna, dal momento che si tratta di armi più che avanzate, ma non dei missili richiesti da Kiev; e di difesa e non di offesa. Si tratta anche di un messaggio in codice inviato a Mosca, alla quale la Casa Bianca comunicando che vuole evitare l’escalation, cioè uno scontro diretto Russia-Nato, che sarebbe probabile se i missili Usa iniziassero a cadere su Mosca. Finché ciò sarà possibile, ovviamente.
Sul punto abbiamo scritto un articolo più ampio sul Giornale, al quale rimandiamo chi fosse interessato.
- 1) non a caso queste dichiarazioni arrivavano mentre Usa e Russia stavano effettuando lo scambio di prigionieri Griner/Bout