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Manovra Meloni, tutto quello che non va: così l'Italia resterà ingolfata – Il Riformista

Le critiche al governo e la riluttanza di Bruxelles

Angelo De Mattia — 11 Dicembre 2022

Manovra Meloni, tutto quello che non va: così l’Italia resterà ingolfata

Con la presentazione dei circa 3mila emendamenti, dei quali oltre seicento prodotti da gruppi della maggioranza, si entra nel vivo dell’esame, da parte della Camera, della proposta di legge di bilancio. Le critiche delle forze di opposizione e di una parte consistente del movimento sindacale, ma anche delle parti datoriali, sono nette sia per quel che manca nella proposta, con riferimento a lavoro e salari nonché al cuneo fiscale e previdenziale, agli investimenti, all’avvio di una importante riforma fiscale, sia per quel che vi è contenuto, dalla “flat tax”, ai cosiddetti condoni, al livello delle pensioni minime, alla “vexata quaestio” dei limiti all’utilizzo del contante e all’impiego dei Pos, al reddito di cittadinanza, all’opzione donna e ai suoi limiti.

Vedremo gli sviluppi del confronto parlamentare – e se ci si concentrerà su di una drastica limitazione delle controproposte – nonché delle iniziative di lotta annunciate da Cgil e Uil, per ora, ma anche dal Pd e dal Movimento 5 Stelle. Intanto, si prevede una cabina di regia dei partiti della maggioranza per poter ridimensionare il numero degli emendamenti. Il giudizio sulla legge in questione non può, tuttavia, fare astrazione dai tempi ristretti che il Governo ha avuto a disposizione per progettarla – tanto che si è detto che essa non poteva essere un completo biglietto da visita della maggioranza uscita dalla competizione elettorale – ma pure dall’esigenza di evitare uno sforamento del dibattito oltre il 31 dicembre.

Questo farebbe scattare l’esercizio provvisorio che potrebbe essere un segnale del sopravvenire di una forte incertezza sulla politica economica e di finanza pubblica condotta dal nuovo Governo, con conseguenze a livello internazionale e nei mercati. Ciò significa che bisogna accettare la proposta come presentata? Niente affatto. Il “punctum dolens” sta , però, nel mantenimento invariato o no dei saldi. Una cosa, infatti, è se si agisce senza toccare i saldi; altra cosa è se si ha la forza politica di proporne la modifica. Nel primo caso, saranno possibili solo operazioni di spostamento e di selezione agendo sulle voci dell’entrata e della spesa. Nel secondo, ammesso che ci si riesca – cosa niente affatto scontata – si potrà innovare significativamente, ma tenendo conto del fattore-tempo.

A questo proposito, va osservato che sarebbe stato meglio che le parti che avanzano controproposte – diverse delle quali hanno un giusto fondamento – avessero operato anche per modificare il limite del 4,5 per cento del rapporto deficit-Pil fissato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanze, assumendosi così pure l’onere di sostenerne le motivazioni e, su questo punto – che è il “primum movens” – di ingaggiare una battaglia. Oggi, comunque, a seconda della strada che si imbocca, come sopra prospettato, le proposte di modifica e le innovazioni che si intendono apportare debbono avere una loro coerenza e organicità; insomma, deve essere una proposta alternativa che riguarda sia il “ che fare”, sia il “ come e con quali mezzi” attuare le eventuali revisioni. In ogni caso, bisogna aver presente che sulla politica economica pendono decisioni sulle quali solo in parte si può influire a livello nazionale.

La prima è quella del “ price cap”, il tetto al prezzo del gas da fissare dall’Unione, sul quale fra non molti giorni si dovrà prendere una decisione da parte del Consiglio europeo. La proposta elaborata dalla Commissione Ue per un tetto flessibile, che scatta dopo la verifica di condizioni sostanzialmente straordinarie, è assolutamente inadeguata; per di più, il “cap” originariamente era stato proposto a 275 euro a megawattora, ora, con un po’ di resipiscenza, si è deciso di scendere al livello di 220 euro, che però, pur ridotto, non può ritenersi adeguato. Se si ha presente che i 21 miliardi stanziati nella legge di bilancio per il caro-bollette hanno validità fino al 31 marzo, si può constatare l’importanza non solo di un “price cap” che comunque comporta reazioni dei fornitori a cominciare dal piano contrattuale , ma, più in generale, di un piano energetico comunitario composto di altre essenziali misure, a partire dagli acquisti comuni e dalla circoscritta mutualizzazione dei relativi debiti.

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha chiesto che si riesca a stabilire un tetto realistico ed efficace e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha assicurato che si muoverà in questa direzione. Le posizioni contrarie in campo comunitario non sono tuttavia poche. L’altro aspetto che grava sulla politica dell’Esecutivo è il Piano nazionale di ripresa e resilienza che andrà rivisto per fronteggiare l’aumento dei costi e per lo sveltimento delle procedure e della stessa governance sovrintendente al Piano. A gennaio inizieranno gli incontri con la Commissione sulla base della stessa regolamentazione del Next Generation Eu che ammette modifiche nei casi di oggettive variazioni nel contesto, ma non nelle riforme strutturali, direttamente o indirettamente collegate con il Piano.

Infine, la politica monetaria: giovedì 15 dicembre, il Consiglio direttivo della Bce molto probabilmente deciderà un ulteriore aumento dei tassi di riferimento e inizierà a discutere del ridimensionamento del bilancio con l’avvio del processo di riduzione degli acquisti di titoli. Sono, rispettivamente, una misura e un progetto che certamente non sono positivi per il nostro Paese, pur avendo presente la necessità – quanto alla prima misura – di contrastare l’inflazione. E’ vero che esiste pur sempre lo scudo di protezione da parte dell’Istituto centrale per evitare, con suoi interventi, la frammentazione dell’impatto della politica monetaria. Ma perchè scatti occorre che si verifichino situazioni che è preferibile non augurarsi.

Insomma, nell’esaminare la legge di bilancio, occorrerebbe guardare pure all’insieme delle decisioni pendenti – alle quali va aggiunto il problema che fra poco si presenterà di una scelta sulla ratifica del Mes – e della concreta situazione, non certo per alleviare impegni e responsabilità, bensì per accentuarne la portata e per l’importanza delle conseguenti azioni. Da ultimo, per la prossima settimana o comunque entro non molti giorni si prevede di ricevere l’”opinion” della Commissione Ue sulla legge di bilancio dopo che ha già ribadito l’importanza , nel quadro della lotta all’evasione, della fatturazione elettronica: uno strumento che il Governo potrebbe rilanciare anche per smentire il presunto “ favor” agli evasori con i Pos e i limiti all’impiego del contante, misure che, invece, andrebbero affrontate pragmaticamente, senza pregiudiziali da una parte e dall’altra.

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