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Nursing Up: cerimonia di laurea per 700 nuovi infermieri.

«700 nuovi laureati in infermieristica, 700 benvenuti infermieri: la notizia che arriva da Napoli e che ci racconta il giuramento di centinaia di neo giovani colleghi, da una parte, rappresenta quel barlume di speranza, quella luce in fondo al tunnel che può e deve farci credere che questa professione ha ancora un presente e un futuro degni di tal nome, con il suo ruolo sempre più centrale nella sanità italiana, e con le indubbie competenze dimostrate ogni giorno sul campo dai nostri operatori sanitari».

La prima riflessione da fare è certamente legata all’indispensabile ricambio generazionale che le nuove leve di professionisti possono e devono garantire ad una realtà, quale quella infermieristica, che ha bisogno come il pane di sanare la voragine di 80mila colleghi che affligge la nostra sanità pubblica, destinata solo ad aggravarsi senza un capillare e coraggioso piano di assunzioni.

Sono proprio i nuovi infermieri

a rappresentare la linfa vitale, la forza su cui costruire il nostro domani. E non è retorica.

A loro va il nostro plauso

alla tenacia, al sacrificio e alla dedizione che hanno impiegato per arrivare alla conclusione di un percorso certamente non facile, al sostegno indispensabile delle loro famiglie, e con il migliore augurio di trovare, sempre, gli stimoli e la forza per incarnare al meglio ciò che, nonostante le innumerevoli carenze strutturali, questa professione rappresenta nella tutela della salute della collettività.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

Ripartire dalle basi

ripartire dal rafforzamento della professione attraverso la crescita numerica dei nuovi laureati è fondamentale.

E la politica non può astenersi dal fare il possibile per favorire questa ricostruzione, avendo il dovere, anche, di condurre alla legittima valorizzazione chi già da anni vive sul campo la realtà dell’essere infermiere, ricostruendo così l’indispensabile appeal nei confronti di questa professione, da parte della collettività, che negli anni è andato tristemente scemando.

I dati parlano chiaro e non sono confortanti

Per la prima volta negli ultimi 11 anni il numero dei laureati in Infermieristica è sceso sotto 10mila.

Inoltre, rispetto ai laureati in Medicina il rapporto è sotto 1 a 1, mentre era 2 a 1, il doppio nel 2013. Se da una parte si giustifica l’aumento dei medici per bilanciare il basso numero di laureati negli anni precedenti, a preoccupare è in questa occasione il calo progressivo degli infermieri”.

E’ quanto affermato da un autorevole e recente report di Angelo Mastrillo, docente in Organizzazione delle Professioni sanitarie presso l’Università degli Studi ‘Alma Laurea’ di Bologna.

I suoi dati sono inconfutabili

probabilmente la professione di Florence Nightingale non attira più le giovani leve. Rispetto alla media annuale sugli ultimi 11 anni, i laureati sono 11.436 sui 15.464 posti messi a bando, pari al 74%. Valore questo che è sceso dall’81% del 2013 al 69% del 2020 e 67% del 2021.

Tutto questo non basta. C’è di peggio

Gli allarmanti dati dell’anno accademico 2022-2023, con oltre il 9% di domande in meno ai test di ammissione per diventare futuri infermieri, disegnano in questo momento un quadro a dir poco desolante.

Le professioni sanitarie

hanno di conseguenza sempre meno impatto positivo agli occhi delle nuove generazioni. Le domande al corso di laurea per infermiere (dati nazionali) sono palesemente diminuite rispetto all’anno precedente.

Non si tratta di una novità assoluta

un altro calo si era avuto dopo i “picchi” degli anni dal 2010 al 2013; ma, e questa è la prima volta, le domande dei candidati non sono solo diminuite, ma sono risultate inferiori al numero di posti richiesti dalla FNOPI, che come noto sono aumentati.

Infatti, la Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche ha proposto 29.136 posti in tutta Italia, suddivisi nelle varie Università, mentre le domande dei candidati sono state “solo” 26.130, oltre 3.000 in meno.

Ma ahimè non è ancora finita

Una recente inchiesta della Agenzia Sanitaria Regionale dell’Emilia Romagna rivela che, nella facoltà di laurea in infermieristica, intorno al primo anno, si registra la punta di un tasso di abbandono che fisiologicamente nel suo complesso è del 25% degli immatricolati.

Tra le ragioni più forti

c’è stata la difficoltà, negli ultimi due anni di emergenza pandemica, di assicurare il tirocinio per gli studenti (e terminare quindi in tempo il percorso formativo).

1 studente su 5

dopo il primo anno non rinnova l’iscrizione, con una percentuale più alta tra i ragazzi che tra le ragazze, le quali si confermano più regolari nel prosieguo percorso universitario.

In conclusione

dice De Palma, ripartire dalle nuove leve vuol dire disporre sempre di più di un personale sanitario, competente e qualificato come lo è già, ma costantemente rinnovato nei numeri e valorizzato a dovere.

Tutto ciò è indispensabile

per affrontare le nuove sfide della salute di un Paese civile, che ha il dovere di attrezzarsi con le sue migliori eccellenze, per garantire qualità nelle prestazioni sanitarie, e per mettere, a disposizione dei cittadini, infermieri competenti ma anche quotidianamente sereni ed appagati».

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