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“Okkupazioni”, giusto far pagare ai genitori i danni causati dagli studenti? Prevenire e curare – Orizzonte Scuola Notizie

Prevenire è meglio che curare, e questo deve avvenire nei regolamenti d’istituto. Moda o retaggio sessantottino, necessità di esprimere un pensiero critico o semplice occasione per saltare qualche giorno di lezione, le “okkupazioni” degli istituti possono trasformarsi in un vero e proprio problema.

Tra tutti, quello di veder trasformato l’istituto in un “campo di sfogo” con veri e propri atti vandalici. La cronaca così ci racconta, anche in episodi recentissimi.

Un fenomeno che ha portato, ad esempio, l’USR del Lazio ad emanare una nota specifica nella quale si avvertono gli studenti che i giorni persi per le occupazioni delle scuole dovranno essere recuperati. Il direttore generale, Rocco Pinneri, ha dichiarato che l’anno scolastico è valido solo se si svolgono almeno 200 giorni di lezione o se si frequenta almeno 3/4 dell’orario annuale. Se questa soglia non viene raggiunta, gli studenti dovranno recuperare i giorni persi. Il Decreto legislativo n. 297/94, relativo alla scuola, stabilisce che l’anno scolastico è valido solo se si svolgono 200 giorni di lezione.

Attenzione, però, perché la questione può essere ancora più “articolata”. Infatti, l’occupazione può configurarsi anche come interruzione di pubblico servizio. L’articolo 340 del Codice penale stabilisce che chiunque, al di fuori dei casi previsti da specifiche leggi, interrompe o disturba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, è punibile penalmente.

Ebbene, in un istituto di Roma, sono stati sospesi (poche settimane fa) ben 230 studenti per aver occupato l’istituto, ma soprattutto per aver causato danni per un totale di 9600 euro. Gli studenti hanno imbrattato le pareti con vernice spray nera, scardinato un armadio nuovo, danneggiato attrezzature sportive e elettroniche, scassinato gli armadietti dei professori, ostruito gli scarichi dei bagni e forzato le serrature delle porte.

La domanda da porsi in questo caso è: chi paga? La scuola non ha avuto dubbi: i danni saranno ripartiti tra le famiglie degli studenti occupanti. La dirigente ha dichiarato che questo è un principio lineare e che ogni azione porta delle conseguenze, e che i ragazzi sono perfettamente consapevoli di questo.

Ciò è stato possibile perché la scuola ha adottato un regolamento d’istituto molto chiaro al riguardo delle occupazioni. E a volte, la prevenzione può essere ancora più efficace della cura.

In questi casi i regolamenti e i patti di corresponsabilità sono lo strumento migliore per disincentivare comportamenti errati e collaborare in questa direzione con le famiglie. Tra le buone pratiche che molte scuole adottano, c’è quella di organizzare incontri preventivi con i genitori per discutere dei danni causati dalle occupazioni scolastiche, come la perdita di fondi pubblici e di tempo prezioso per l’apprendimento. Ed anche di individuare regole per scoraggiare le occupazioni ed evitare che degenerino in atti vandalici.

Le sanzioni dovrebbero essere adeguate alla gravità del comportamento, mettendo in relazione le regole di comportamento, il rispetto reciproco, la cura per l’ambiente scolastico e la serenità necessaria alle attività didattiche. In quest’ottima, dovrebbe essere inserito a chiare lettere che chiunque danneggi i beni dell’istituto è tenuto al risarcimento.

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