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Piemontesi pochi e sempre più vecchi: l

Un anno di Piemonte, ma con sempre meno piemontesi. È la fotografia scattata dal bilancio sociale 2022 dell’INPS regionale.

Sempre di meno, sempre più vecchi

Una tendenza che nemmeno l’immigrazione riesce a limitare. Siamo il 3% in meno rispetto al 2017. E invecchiamo sempre di più, visto che oggi gli over 85 sono il 4,3%, fra 30 anni si arriverà al 7,8%. Un problema anche dal punto di vista contributivo, visto che la fascia tra i 18 e i 66 anni si ridurrà sempre di più.

Siamo di fronte a una decrescita di presenze, anche a causa della diminuzione dell’immigrazione – dice Emanuela Zambataro, direttore regionale Inps Piemonte – anche se la nostra regione ha un punto percentuale in più rispetto alla media italiana“.

Lo stipendio medio è di 1820 euro

Le assunzioni sono però cresciute, anche rispetto al 2017: si tratta di una crescita del 4,9%, per arrivare a poco più di 1,2 milioni di lavoratori dipendenti. Ma ogni cento assunti, solo 22 sono a tempo indeterminato. Mentre le cessazioni, sempre su cento, sono 32 a tempo indeterminato: una progressiva crescita della precarietà, dunque.

Sempre nel 2021 le retribuzioni sono tornate a livelli di normalità dopo quanto perso con la cassa integrazione nel 2020. Lo stipendio medio è in aumento di 138 euro sul dato nazionale e si colloca a quota 1820 euro. Ma se sono i lavoratori privati a veder crescere il salario, lo stesso non si può dire per i dipendenti pubblici, che invece lo vedono in contrazione.

Gli operai sono la categoria più numerosa, pari al 51,7% dei lavoratori. Il salario medio è il 13,6% di quanto percepisce un dirigente (1411 contro 10.392 euro). Ma la situazione in Italia è pure peggio (1245 contro 11.195).

Gli impiegati sono il 39,1% e percepiscono poco meno di 2000 euro di media. Calano gli artigiani e i commercianti negli ultimi anni.

Le donne guadagnano il 32% in meno (e le pensioni vanno pure peggio)

Resta poi la differenza di genere: le donne che hanno un lavoro sono meno degli uomini, ma soprattutto con stipendi inferiori anche di un terzo. E nelle mansioni dirigenziali sono solo il 17%, mentre nei quadri superano appena il 30%.

Un dato che si riflette anche dal punto di vista delle pensioni: attualmente sono meno di un milione e mezzo le persone che la percepiscono in Piemonte, ma a fronte di un dato medio di circa 1740 euro, le donne nella gestione del settore privato percepiscono in media il 44,7% in meno.

Si parla di una media di 819 euro al mese contro 1482 degli uomini (media 1107 euro). Qui le pensioni previdenziali sono a 1209 di media (uomini 1639 e donne 878), mentre le assistenziali sono in media di 474 (470 uomini e 477 donne). E anche gli aumenti premiano gli uomini rispetto alle donne. Mentre nella gestione del settore pubblico il dato medio è di 1916 euro (uomini 2367 e donne 1676).

E sempre le donne hanno pagato la crisi pandemica del 2020, quando le cessazioni sono state addirittura superiori alle assunzioni.

Reddito di cittadinanza e Quota 100

Quota cento e il reddito di cittadinanza sono senza dubbio due dei servizi più innovativi tra quelli erogati da Inps. Nel 2021 sono state 6042 le domande presentate, ma meno di quelle del 2020 (7347) e quasi dimezzate rispetto al 2019 (10540). Interessato più il settore pubblico che privato: a fronte del 12% del totale dei lavoratori piemontesi, dal pubblico arriva il 27,4% delle domande.

L’accesso al reddito di cittadinanza è stato inferiore alla media nazionale. Si tratta di 183.704 unità su 3.764.838 in Italia, mentre le pensioni di cittadinanza sono state 11.806 contro 191.857 erogate in tutta Italia.

Ammortizzatori sociali in calo

Nel 2021 le ore di cassa integrazione autorizzate sono scese del 43,83% rispetto al 2020. Ma la quota resta comunque enormemente superiore (103%) rispetto al 2016. Un effetto chiaro della pandemia e della crisi economica. In calo anche le domande di Naspi: 113.445, quasi 8000 in meno sul 2020. Nell’82% dei casi l’erogazione avviene entro 15 giorni dalla decorrenza.

Aggiornamento e risorse sul campo

Non mancano però i problemi per il futuro. “In una società in profondo e continuo cambiamento, anche tecnologico – aggiunge Francesco La Tona, presidente del Comitato regionale di Inps Piemonte – e necessario che ci si faccia trovare pronti, anche alla luce di una quantità sempre maggiore di prestazioni erogate. Creacono poi i fenomeni di evasione, ma sono sempre di meno coloro chiamati a fare ispezioni e verifiche”.

“Abbiamo fatto una selezione che ha portato a circa 5000 idonei su 1800 posizioni messe a bando – commenta il presidente Civ Inps, Robertino Ghiselli – Saranno immessi a ruolo già a inizio anno. Ma tutti i 5000 andranno a essere immessi entro tre anni”.

“Ci sono criticità nei profili dei medici dipendenti. A luglio ne sono aggiunti circa 190, raddoppiando quelli a disposizione (che erano 178, ndr). Ma ne servirebbero almeno 500 diretti oltre a circa 700 convenzionati. Per ora i tempi di attesa sono di circa 140 giorni per una visita, in Piemonte”.

A livello piemontese, dice Zambataro, “si ipotizza che dei 5000 idonei in Italia circa 287 unità potrebbero essere destinate alle nostre regione. Attualmente i dipendenti sono 1040 e ultimamente il calo è stato di 364 unità in tre anni, da novembre 2019”.

“I medici sono 18, con il concorso potranno arrivare ad altri 13 ingressi. Ma contiamo di avvalerci dei medici convenzionati, che oggi sono circa 40”.

La sede di via XX settembre sarà trasferita entro la fine di giugno. “La cittadinanza avrà il suo riferimento per gli sportelli in corso Vittorio Emanuele 3. Ci saranno 22 sportelli con un Urp totalmente rinnovato. Stiamo finendo i lavori rapidamente e a marzo saranno terminati. Lì ci sarà anche la direzione, mentre parte dei dipendenti si distribuiranno tra Collegno (area servizi) e il Lingotto (area flussi). Un risparmio di 2 milioni di euro all’anno per le casse pubbliche”.

Mentre la task force per i TFR e TFS ha portato all’erogazione su Torino, rispettivamente, di un 60% e 50% in più rispetto al 2021.

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