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Pronto soccorso intasati? “La verità è che spesso non si hanno alternative”

Riceviamo e pubblichiamo.

Gentile direttore,

le chiedo spazio per portare una piccola testimonianza sul tema sollevato dal vostro articolo inerente l’intasamento dei Dea per codici verdi e bianchi (leggi qui). Esperienza che comprova come, talvolta, quella di ricorrere a un Pronto Soccorso è una strada rispetto alla quale non si hanno alternative.

Mio marito ha iniziato ad avere febbre oscillante tra i 38,3 e i 39° la sera di venerdì 18/11. Con la febbre accusava dolori muscolari, all’addome, dissenteria e mal di testa.

Inutile in quel momento scrivere al suo medico curante: a differenza del mio, al di fuori di circa un’ora e mezza dal lunedì al venerdì non vuole essere contattato e risponde una segretaria.

Lo contattai il lunedì e la risposta fu “Ti visito venerdì”, e questo nonostante tre giorni di febbre alta. Cura: fermenti e vitamine. Martedì richiamai il medico perché la situazione era immutata. Lo visitò solo giovedì, per combinazione il giorno in cui la febbre calò notevolmente. Il venerdì sera mio marito tornò ad accusare febbre alta. Inutile, di nuovo, scrivere al medico perché non avrebbe risposto. Così, con la febbre tra i 38,5 e i 39,5, domenica pomeriggio lo accompagnai al pronto soccorso di Mondovì.

Dopo averlo visitato la diagnosi fu: “gastroenterite non curata”. Gli prescrissero antibiotico, che sempre il suo medico gli disse di non assumere assolutamente, consigliandogli invece di continuare con fermenti e vitamine.

Avendo così due opinioni opposte chiedemmo alla mia dottoressa, la quale ci consigliò di assumere comunque l’antibiotico e di valutare i risultati a fine cura.

Sebbene ora non sia ancora completamente in forze, la cura ha dato un risultato positivo. Tuttavia, se mio marito avesse seguito le indicazioni del suo medico di famiglia, quella situazione non avrebbe potuto che peggiorare.

Purtroppo è un dato di fatto che sempre più medici di famiglia e pediatri siano più simili a scribacchini che medici. Noi ci siamo rivolti al Dea perché il medico curante ha sottovalutato molto la sua situazione e una febbre molto alta.

Essere medico, è la mia considerazione, è una scelta. Essere un buon medico è certamente impegnativo, ma aiutare i propri pazienti, essere apprezzati per il proprio impegno, ritengo possa sicuramente essere una grande soddisfazione e la retribuzione deve essere proporzionata alla qualità del lavoro.

Lettera firmata,

Mondovì

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