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Qatargate, l'ex commissario Ue Avramopoulos si difende: «Collaboravo con Panzeri con l'ok di von der Leyen». La signora Panzeri oggi parla in aula

Non risulta al momento indagato, ma i giornali hanno sollevato dei dubbi sul coinvolgimento di Dimitris Avramopoulos nello scandalo tangenti provenienti dal Qatar. Il politico greco ha un curriculum di primissimo livello: sindaco di Atene, vicino al partito di centrodestra Nuova Democrazia, è stato ministro del Turismo, della Salute, degli Esteri, della Difesa e poi, dal 2014 al 2019, sotto la presidenza di Jean-Claude Juncker ha ricoperto il ruolo di commissario europeo per le Migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza. Oggi, 19 dicembre, tra i vari articoli in cui è comparso il nome di Avramopoulos, uno, della Stampa, fa riferimento a documenti dell’Unione europea in cui si parla di compensi ricevuti da Fight Impunity, l’ong fondata da Antonio Panzeri e al centro dell’inchiesta Qatargate. «La mia partecipazione all’organizzazione Fight Impunity è stata fin dall’inizio senza responsabilità esecutive o manageriali. Il comitato a cui ho partecipato, con personalità come Federica Mogherini, l’ex premier francese Bernard Cazeneuve e la senatrice Emma Bonino, era del tutto onorario». Così Avramopoulos all’agenzia di stampa greca Ana-Mpa.


L’ex commissario europeo spiega anche che per la partecipazione al comitato e il relativo compenso, «ho chiesto l’approvazione della Commissione europea, che mi è stata data per iscritto dalla presidente Ursula von der Leyen». Nello specifico, sugli emolumenti ricevuti da Fight Impunity, Avramopoulos precisa che «un parere conforme per la mia partecipazione al comitato onorario dell’organizzazione è stato dato dal Comitato etico indipendente dell’Unione europea, il 10 dicembre 2020. Il compenso era di un anno, dal febbraio 2021 al febbraio 2022, con una somma di 5 mila euro al mese, dichiarata e tassata in Grecia, secondo la legge greca – somma finale, 3.750 euro -. Dopo un anno, nel febbraio 2022, poiché l’attività dell’organizzazione era fortemente diminuita, ho chiesto la fine del compenso. Dopo marzo, la mia partecipazione era sostanzialmente finita». Non appena è stato informato di quanto stava avvenendo a Bruxelles, conclude il greco, sono state presentate le sue dimissioni irrevocabili. E chiude: «Ho chiesto che il mio nome fosse rimosso dal sito web, insieme a quello delle altre personalità che partecipano al comitato».


Intanto oggi c’è grande attesa, in Italia, per l’udienza davanti alla Corte d’Appello di Brescia nel corso della quale Maria Dolores Colleoni, la moglie di Antonio Panzeri, sarà discussa la sua consegna alle autorità del Belgio in quanto destinataria, insieme alla figlia Silvia, di un mandato d’arresto europeo. Entrambe rispondono diconcorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio nell’inchiesta di Bruxelles. Nel corso dell’udienza, confermano i suoi legali, la signora Colleoni intende rispondere ai magistrati, entrando nel merito delle accuse, oltre ad opporsi alla richiesta di consegna. Gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli vogliono invece depositare una memoria e chiedere il rinvio dell’udienza.

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