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Qatargate, Visentini dopo il rilascio: «Da Panzeri 50mila euro senza nulla in cambio: io mai influenzato da nessuno»

A poche ore dal rilascio, Luca Visentini, segretario del sindacato europeo Etuc e da alcune settimane da quello mondiale Ituc (Confederazione sindacale internazionale), spiega le ragioni del suoi coinvolgimento nel Qatargate e della successiva caduta delle accuse contro di lui. I giudici lo hanno rilasciato dopo due giorni di carcere. «Sono finito in questa indagine perché ho collaborato con questa fondazione, Fight Impunity, riconosciuta e finanziata dal Parlamento Europeo e che, da quel che si sapeva, si occupava della difesa dei diritti umani», racconta a Repubblica. «Ne facevano parte parlamentari europei, ex parlamentari ed ex commissari, personalità specchiate. Era una ONG rispettata che agiva in difesa dei diritti umani, con diverse personalità di alto livello nel suo cda, come Denis Mukwege (Premio Nobel per la Pace), Bernard Cazeneuve (ex primo ministro francese), Emma Bonino (senatrice italiana, ex commissario europeo)». Poi, secondo la versione del segretario, la scoperta: «Ho partecipato ad alcune conferenze, e invece è saltato fuori che sarebbe una organizzazione criminale, che ha messo in campo iniziative di corruzione in nome e per conto del governo del Qatar e, sembrerebbe, del Marocco, per cercare di ottenere condizioni più favorevoli da parte del Parlamento Europeo». Il segretario annuncia un comunicato ufficiale della confederazione internazionale previsto nella giornata di domani 20 dicembre, confidando anche le «giornate pesanti e drammatiche» appena trascorse.


«Sono stato accusato di essere stato corrotto da loro, perché ammorbidissi le mie posizioni, e quelle del sindacato internazionale, nei confronti di questi Paesi», spiega in riferimento alla situazione personale. «Ho fornito le informazioni necessarie alla magistratura, e sulla base di questo sono stato rilasciato nella mattinata di ieri, con alcune condizioni minime». Le condizioni a cui Visentini fa riferimento sono quelle di non dover parlare con nessuno degli indagati, «come è noto su sei persone interrogate, quattro sono state arrestate e due rilasciate, il sottoscritto e un’altra», di poter viaggiare liberamente all’interno dell’Unione europea ma di dover avvisare i magistrati per destinazioni extra Ue. Il segretatio Ituc ci tiene a precisare che né la conferazione internazionale che quella europea sono state «minimamente coinvolte» nello scandalo delle tangenti e che le accuse rivolte dalla magistratura hanno riguardato solo la sua persona. Poi le indagini sono andate avanti «e non sono neanche state trovare evidenze che io fossi in qualche modo collegato con questa vicenda».


«Ho detto sì alla donazione per la Confederazione ma senza condizioni»

L’altro punto fondamentale del presunto coinvolgimento del segretario Ituc è la donazione ricevuta dalla fondazione per un importo complessivo inferiore ai 50mila euro. Denaro che il segretario spiega di aver ricevuto «sotto forma di donazione per rimborsare alcuni costi della campagna per il Congresso della Ituc» e che ha trasferito al Fondo di Solidarietà Ituc «per sostenere i costi di viaggio al Congresso per i sindacati». Il segretario chiarisce anche di non aver ricevuto alcuna richiesta in cambio della somma e dell’assenza «di condizioni di alcun tipo per la donazione». Nessun tentativo di corruzione dunque né di influenza sulla posizione del segretario Ituc nei confronti del Quatar. «Respingo apertramente tutte le accuse mosse contro di me», continua. «Sono innocente e rimango a disposizione delle autorità investigative belghe, pronto a fornire qualsiasi ulteriore chiarimento o informazione qualora fosse richiesto da parte mia».

«I miei interventi sul Qatar? Mai influenzato da nessuno»

Alcuni interventi sul Qatar pronunciati da Visentini hanno alimentato i dubbi su un possibile sostegno delle politiche del Paese da parte del segretario. Ma lui ribadisce: «Quello che ha convinto il giudice sulla mancanza di fondamento di queste accuse è invece proprio il fatto che le mie posizioni nei confronti del Qatar sono sempre state molto chiare. Ho detto per esempio che era positivo che avesse messo in campo alcune riforme, a cominciare dall’abolizione della Kafala, questa forma di schiavitù del lavoro che esiste anche in altre zone del mondo arabo, ma ho anche detto che non erano sufficienti». E ancora: «Ho sottolineato che rimanevano ancora problemi legati al rispetto dei diritti umani e all’implementazione delle riforme messe in campo. E in ogni caso la mia posizione non è mai stata influenzata da nessuno». Che peso avessero quegli inviti a incontri e conferenze da parte della Fight Impunity a Visentini sembra non essere ancora chiaro: «Le indagini continueranno probabilmente ancora per anni, è un’organizzazione complessa, internazionale, che riguarda moltissimi Paesi, e ci vorrà moltissimo tempo prima che questa vicenda venga chiarita. Per quello che mi riguarda, io condanno nel modo più assoluto qualunque forma di corruzione».

Il sindacalista ha infine annunciato che farà tutto ciò che è in suo potere «per proteggere la reputazione e l’indipendenza del movimento sindacale globale, che è sempre stata la battaglia di tutta la mia vita». Per queste ragioni ha comunicato anche la decisione di farsi da parte dalla posizione e dalle funzioni di Segretario generale della ITUC fino alla riunione del Consiglio generale della ITUC del prossimo 21 dicembre, quando la questione sarà valutata». Fino a quando «questo processo non sarà concluso, sono pronto a rimanere lontano dalla posizione di Segretario generale, e allo stesso tempo sono a disposizione di ITUC per fornire qualsiasi ulteriore chiarimento necessario», ha concluso.

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