Studio, lavoro, sport, entertainment, relazioni, acquisti, rapporti con le banche e con la pubblica amministrazione
Sono questi cinque gli ambiti presi in considerazione da Auditel e Censis per analizzare la digitalizzazione del Belpaese.
Computer, Smart TV, smartphone e accessori sono le uniche voci di spesa che crescono dal 2008 ad oggi, e che sono cresciute anche durante e dopo la pandemia. Se si considerano pari a 100 le spese complessive e quelle in comunicazione sostenute dalle famiglie italiane nel 2008; nel 2021 quelle totali sono scese a 93,2, mentre quelle per attrezzature audiovisive, fotografiche e di elaborazione delle informazioni sono salite a 230,7; e quelle per telefoni e apparecchiature telefoniche sono pari a 598,8.
Più soldi spesi per la comunicazione significano anche più schermi nelle case degli italiani: Auditel ne censisce 120 milioni, con una media di 5 schermi per famiglia: se si considera che il numero medio di componenti di un nucleo famigliare è di 2,5 persone, significa che oggi in molte case ci sono più schermi che individui. Non basta. La Ricerca di Base Auditel registra 93 milioni e 200.000 dispositivi connessi ad internet all’interno delle abitazioni. Nel 2017 erano poco meno di 74 milioni. In cinque anni ci sono circa 20 milioni di device connessi in più. Sempre nel 2017, i televisori presenti nelle case degli italiani erano 42 milioni e 700.000 e le Connected TV (Smart TV o TV connesse con dispositivi esterni) erano 5 milioni e 400.000.
Al primo posto tra i device ci sono 48 milioni di smartphone, aumentati di oltre 6 milioni dal 2017 ad oggi. Le televisioni sono circa 43 milioni, presenti nel 97,3% delle abitazioni: 16 milioni e 700 mila apparecchi sono Connected TV, vale a dire Smart TV o TV con dispositivi esterni connessi, in crescita del 210,9% rispetto al 2017, che in valore assoluto significa oltre 11 milioni di apparecchi televisivi connessi in più negli ultimi cinque anni. La crescita dei device connessi è stata possibile perché il nostro Paese ha imboccato con decisione la strada della modernità, potenziando la presenza della banda larga e la possibilità di dotarsi di connessioni di qualità. I nuclei famigliari che dispongono di connessione al web sono il 90,4% del totale, mentre il 59,8% possiede un collegamento ad internet attraverso una connessione sia mobile che fissa, in grado di supportare qualsiasi attività.
La situazione attuale vede la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, l’87,2% del totale, che ha in casa almeno un device connesso oltre alla TV, lineare o Smart, con quasi 5 milioni di famiglie che si sono definitivamente accomodate nel digitale e dispongono di un kit completo che comprende almeno una Smart TV, uno smartphone, un computer e un tablet. Restano 2 milioni e 300.000 nuclei famigliari, dove vivono circa 3 milioni di individui, per la quasi totalità over 65enni, che non sono collegati. E restano esclusi dalla modernità 3.000 nuclei che non hanno nessun device; e, soprattutto, quasi 2 milioni di famiglie che possiedono solo la TV lineare e non hanno neppure lo smartphone. Sono le stesse famiglie, composte per lo più da anziani soli, che non sono collegate al web.
Ci sono ancora 3 milioni e 500.000 televisori che risalgono a prima del 2011 e, presumibilmente, non sono in alcun modo compatibili con il passaggio al digitale terrestre di seconda generazione. A questi vanno aggiunti oltre 11 milioni di televisori di cui non è possibile ricostruire con esattezza la data dell’acquisto e che potrebbero non essere in grado di supportare la nuova tecnologia. I prossimi cinque anni si annunciano determinanti per recuperare le sacche di esclusione e di marginalità dalla vita digitale. Lo switch-off potrà contribuire. Ma la spinta determinante verrà dal PNRR, che ha destinato 6,7 miliardi di euro per connettere tutta l’Italia entro il 2026 con reti ad altissima velocità, fisse e mobili e sostenere, attraverso l’introduzione di misure di sostegno economico, la domanda di connettività delle fasce deboli di popolazione.
(Nella foto uno smartphone)