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Revocati gli arresti per l’operaio di Montà accusato di fiancheggiare imam vicino all’Isis

Il giudice presso il Tribunale di Bari Antontella Cafagna ha disposto la revoca della misura cautelare e l’immediata remissione in libertà di Y. M., 31enne cittadino albanese residente a Montà d’Alba, tra i tre uomini (la posizione di un quarto indagato è stata stralciata) agli arresti domiciliari dal marzo scorso nell’ambito di un’operazione condotta dalla Digos di Bari assieme alla Digos di Cuneo, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia pugliese, con l’ipotesi di accusa di avere operato in concorso tra loro per raccogliere denaro, erogarlo o metterlo a disposizione del nucleo familiare di Genci Abdurrahim Balla, imam della moschea “Xhamia e Letres” a Kavaje, presso Tirana, ritenuto vicino all’Isis, già arrestato nel 2014 e quindi condannato a 17 anni di carcere (l’uomo sarebbe tuttora recluso a Tirana) per aver inviato decine di combattenti in Siria.

La revoca della misura cautelare è arrivata a pochi giorni dall’udienza che il prossimo 2 febbraio vedrà l’operaio chiamato a comparire insieme al cognato E. R., 33 anni, di fronte alla prima sezione penale del tribunale pugliese.

A seguito della richiesta di giudizio immediato avanzata dal Gip su richiesta del pubblico ministero Domenico Minardi, i difensori dei due – l’avvocato albese Roberto Ponzio e il collega barese Salvatore Tommasino per Y. M. e l’avvocato Giuseppe Benvestito per il congiunto – avevano chiesto di poter accedere al giudizio abbreviato condizionato all’interrogatorio del loro assistiti.
Un terzo imputato aveva invece seguito un altro rito.

Dopo una prima udienza tenuta 22 settembre 2022, il procedimento fu rinviato allo scorso 29 novembre, quando gli imputati furono sentiti nell’ambito dell’interrogatorio. Nel frattempo venne disposta un’attività integrativa di indagine relativa a intercettazioni di comunicazioni telefoniche su utenze di svariate persone.

“Il nostro assistito – dice ora l’avvocato albese Roberto Ponzio – ha sempre fermamente contestato di aver perseguito azioni con finalità terroristiche. Se la logica ha un senso, la remissione in libertà in prossimità dell’udienza finale del processo dovrebbe significare che l’attività investigativa suppletiva di indagine ha confermato quanto sostenuto nel corso dell’interrogatorio. Confidiamo pertanto che Tribunale di Bari dichiari l’insussistenza dell’ipotesi accusatoria e dei reati contestati”.

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