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Robaldo lo aveva detto mesi fa: “Comuni e Province rischiano di morire di Pnrr”

“Se il Pnrr non cambierà in tempi rapidi, gli enti locali, Comuni e Province, rischiano di morire”.


Lo aveva detto Luca Robaldo a fine novembre scorso, da sindaco di Mondovì e da presidente della Provincia da poco insediato.

Erano glà evidenti i problemi e i ritardi collegati all’enorme mole di interventi e progetti del piano nazionale di ripresa e resilienza, il programma con cui il governo intende gestire i fondi del Next generation Eu, strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dall’Unione europea per risanare le perdite causate dalla pandemia.

E il meccanismo, infatti, si è inceppato. I giornali non parlano d’altro ormai da giorni, soprattutto da quando si è capito che c’è il concreto rischio di perdere almeno metà dei soldi a causa di ritardi e burocrazia.

A confermarlo anche il report semestrale della Corte dei Conti: tra il 2020 e il 2022, sono stati spesi un po’ più di 20 miliardi, meno della metà delle risorse programmate (il 49,7%) e il 12% del totale, inclusi gli incentivi all’edilizia e all’industria.

Problemi che riguardano tutti i territori, anche la Granda. Perché i numeri sono enormi, ma la pubblica amministrazione non è in alcun modo preparata a gestire un carico di lavoro così pesante.

Sono pari a 600 milioni di euro i progetti ammessi nella nostra provincia. Circa 1800 totali, già finanziati per 320 milioni. Ben 237 i Comuni coinvolti. Tenendo conto che in totale sono 247, è praticamente la totalità.

Ma come può un Comune di 50 abitanti avere il personale per gestire delle partite così complesse, da chiudere in una corsa contro il tempo? 

Bandi a rilento, comuni senza personale, cantieri che non partono perché la gare vanno deserte. Basta scorrere il sito della Provincia alla sezione “gare e appalti” per farsi un’idea dei numeri.

Perché la Provincia è ente appaltante anche per quei Comuni che non hanno il personale per indire le gare. “Gli uffici competenti, da maggio a dicembre 2022, hanno gestito sei pratiche; nei primi due mesi ne hanno gestire dell’anno 18. Questo rende l’idea della mole di lavoro”, spiega Robaldo.

“La difficoltà iniziale, a cui seguono a cascata tutte le altre, è quella relativa ai tempi. Il PNRR cala sulla pubblica amministrazione italiana, macchina impreparata ad avere una mole così grande di adempimenti e burocrazia da affrontare. il pnrr ha un suo sistema di rendicontazione che si chiama Regis. Ci sono pratiche che richiedono tre giorni per essere fatte. Finalmente, lo Stato sta iniziando a pensare alle proroghe su alcuni bandi, come quello per gli asilo nido, ad esempio, la cui scadenza è stata posticipata di tre mesi”.

Poi cita il caso di Elva, per cui la Provincia è sempre stazione appaltante. Venti milioni di euro per otto progetti di amplissimo respiro, che hanno visto coinvolto anche il Politecnico di Torino. “Tutto bellissimo – conclude il presidente della Provincia. Ma ad Elva come ci arrivo? Ora stiamo cercando di capire come risolvere la questione della strada, interessando anche la Regione. Questo progetto pilota Bando borghi è stata una stupidaggine, perché finanzia un solo comune per regione. In Piemonte ha vinto Elva. Ma se quei soldi fossero stati distribuiti? Penso a 500 mila euro dati a 40 comuni. Avrebbero risanato il bilancio di due vallate”.

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