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Strage di Fidene, Campiti resta in carcere. “Aveva un coltello da sub legato al polpaccio” – Secolo d'Italia


14 Dic 2022 21:03 – di Mia Fenice

strage di Fidene

Sparatoria di Fidene, Claudio Campiti resta in carcere. L’uomo oltre a un secondo caricatore e a 170 proiettili, aveva anche “legato al polpaccio destro una fondina di plastica dove era riposto un coltello da sub lungo 28 centimetri circa, di cui 15,5 di lama e nella tasca dei pantaloni, oltre alle chiavi dell’auto e a un coltello serramanico di 20,5 centimetri, un cellulare spento e con batteria e scheda sim non inserite”. E’ quanto emerge dall’ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare in carcere disposta dal gip di Roma Emanuela Attura nei confronti del 57enne che domenica mattina ha ucciso a colpi di pistola quattro donne e ferito due persone durante una riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto, a Fidene.

Strage di Fidene, l’ordinanza di convalida del fermo

L’uomo, dopo essere stato bloccato dai carabinieri, aveva continuato a gridare, “mi hanno rovinato, mi hanno lasciato senza acqua, li ammazzo tutti, ‘sti bastardi”. Nella cover del telefonino inoltre sono state trovate nel corso della perquisizione “due tessere, una del Tiro a segno nazionale sezione di Roma e un abbonamento Platinum 2022 del Tiro a segno Nazionale intestato a lui”. Inoltre, “sulla base delle indicazioni fornite dall’uomo, nel dehor sono stati trovati tre zaini che, oltre al passaporto e a 5.700 euro in contanti contenevano farmaci, un notebook, biancheria intima, un costume da mare, accappatoio, ciabatte, pigiama, altri capi di abbigliamento e una caffettiera in metallo”.

Cosa ha detto Campiti durante l’interrogatorio

Dall’ordinanza di convalida emerge inoltre che Claudio Campiti nel corso dell’interrogatorio “ha ammesso le proprie responsabilità spiegando di essere esasperato dalle condotte ‘mafiose’ tenute da anni in suo danno dagli organi deliberanti del Consorzio, come descritto nel blog”.

A Campiti la Procura, nell’inchiesta del pm Giovanni Musarò coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contesta le accuse di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, tentato omicidio, in riferimento alle persone rimaste ferite, e il porto abusivo di armi. “La circostanza aggravante della premeditazione appare incontestabile”, scrive ancora il gip.

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