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Ucraina: in attesa dei Leopard, Kiev si dibatte nelle difficoltà | Piccole Note

A sin il presidente polacco Duda, a dx l’ex consigliere di Zelensky, Arestovich Tempo di lettura: 4 minuti

Su Asia news un interessante articolo di Stepehen Brien, nel quale registra la fretta con cui si sta muovendo la Nato per inviare nuovi armamenti a Kiev. Tale fretta, e la relativa “improvvisazione”, secondo Brien, sono dovute al fatto che la Nato ha preso coscienza che l’Ucraina sta perdendo la guerra.

Considerazione verosimile. Si tenga presente il trionfalismo col quale i media hanno descritto la guerra fino a poco fa. Senza deflettere da tale trionfalismo obbligato, negli ultimi tempi gli stessi media hanno iniziato a riportare criticità crescenti nelle forze ucraine, delle quali abbiamo dato conto.

E la controffensiva invernale dei russi, ai quali gli ucraini e i mercenari Nato non riescono a far fronte, ha reso tali difficoltà ormai palesi. Da cui l’urgenza di un nuovo supporto. Ma non si tratta di inviare nuove armi in sostituzione delle precedenti, spiega Brien, si mira piuttosto “a spostare le sorti della guerra a favore dell’Ucraina”.

Limitarsi a inviare armi e nuovi volontari per consentire a Kiev una difesa più efficace sarebbe controproducente. Se il fronte si stabilizza, si rischia di riaprire una finestra per i negoziati, cosa che i falchi Nato vedono come il fumo negli occhi. Per questo l’attenzione si è focalizzata sui carri armati, che potrebbero consentire alle forze di Kiev di dare corpo alla famosa controffensiva.

In particolare, l’attenzione si è focalizzata sui Leopard 2 tedeschi, dal momento che gli altri veicoli corazzati in arrivo non avrebbero la forza d’urto necessaria.

I leopardi magici

Resta però l’incognita sulle reali possibilità dei Leopard 2. Un articolo dell’Associated Press, che pure magnifica tali veicoli e il loro impatto sul teatro di guerra, riporta anche la cautela espressa da Niklas Masuhr, ricercatore presso il Center for Security Studies di Zurigo.

L’arrivo dei Leopard 2, spiega Masuhr, da solo non rappresenta “un punto di svolta o una tecnologia vincente, niente del genere […] Non puoi semplicemente schierare un gruppo di carri armati e immaginare che vincano”, ha detto. “Sono più che preziosi, ma bisogna comunque utilizzarli nel modo corretto e integrarli con gli altri mezzi militari che si hanno a disposizione”, come fanteria, artiglieria, difesa aerea, genieri ed elicotteri.

Considerazioni che devono essere integrate da quanto scrive Brien: “Nessuno può dire quanto saranno efficaci i carri armati Leopard sul moderno campo di battaglia. Nel dicembre 2016,  numerosi Leopard 2 sono stati distrutti nel corso dei combattimenti nell’area di Al-Bab controllata dall’ISIS vicino ad Aleppo, in Siria. Nella battaglia, furono distrutti dieci Leopard, cinque dei quali da missili anticarro (di fabbricazione russa), due da IED [ordigni esplosivi artigianali ndr]  e uno da razzi” (gli altri due per cause ignote).

“I missili anticarro filoguidati russi, 9k115 Metis e 9M113 Konkurs, sono armamenti vintage anni ’70. Ciò induce il sospetto che i Leopard non si riveleranno più efficaci dei carri armati di fabbricazione russa già in dotazione all’Ucraina, il che potrebbe spiegare perché la Polonia sia ansiosa di scaricarli”. Ma bisogna vedere quali versioni dei Leopard sono state usati e quali versioni saranno inviate a Kiev.

Detto questo, resta da capire cosa accadrà prima dello schieramento dei carri. Gli ucraini si sono intestarditi sulla difesa di Bakhmut, spostando verso di essa ingenti risorse (c’è chi sostiene, numeri alla mano, che nell’area abbia fatto convergere metà delle loro forze, ma siamo nel campo dell’indeterminazione). Una decisione alquanto folle, se anche gli Stati Uniti hanno suggerito loro di ritirarsi.

La conquista della città da parte dei russi appare inevitabile, dal momento che stanno inesorabilmente chiudendo il cerchio attorno ai difensori, ma l’assedio potrebbe durare tempo, da cui una mattanza prolungata.

Resta da vedere cosa accadrà dopo, se cioè le forze russe continueranno a spingersi oltre, anche sul resto del fronte, come ipotizza Brien, e del caso quanto spingeranno sull’acceleratore.

E quando arriveranno i carri armati Nato, quanti ne arriveranno e di che qualità. Non solo devono arrivare, ma devono anche integrarsi col resto delle forze. Pianificare una controffensiva, sempre se si riuscirà a fare, è cosa complessa.

Il neorealismo di Arestovitch

Ad oggi, e in attesa dei rinforzi, l’Ucraina si dibatte in preda a una palese difficoltà. Lo ha detto a chiare lettere l’ex Consigliere di Zelensky Alexei Arestovitch, costretto alle dimissioni a seguito di un passo falso.

In un recente intervento, riportato da Al Manar, Arestovitch ha detto che l’Ucraina non è destinata a vincere la guerra, anzi rischia di non sopravvivere come entità statale, concordando, secondo l’estensore dell’articolo, con quanto immagina il presidente polacco Andrzej Duda.

Un concetto che il più autorevole Duda ha ribadito implicitamente nel recente vertice di Davos, nel quale ha dichiarato: “Temo che prima o poi, forse tra qualche mese, forse settimane, ci sarà un momento decisivo in questa guerra. E tale momento risponderà alla domanda se l’Ucraina sopravviverà o no” al conflitto (InterfaxUkraine).

Se si sta a quanto affermava lo scorso maggio, quando disse che in futuro non ci sarà alcun confine tra Ucraina e Polonia, la prospettiva che potrebbe delinearsi è quella di una spartizione dell’Ucraina tra Est, ai russi, e Ovest, alla Polonia… ma tale prospettiva potrebbe essere più lontana di quanto immagina Duda, dal momento che sembra potersi realizzare solo al termine del conflitto (altrimenti si avrebbe uno scontro diretto tra la Russia e un Paese Nato, cosa che Duda ha escluso).

Nel frattempo, come denuncia implicitamente lo stesso Arestovitch, a causa dell’attuale fragilità e dell’imponente flusso di soldi in arrivo, l’Ucraina è scossa da una lotta intestina dove ognuno “azzanna la gola dell’altro”.

Di tale lotta avevamo scritto alla morte del ministro degli Interni, ucciso col suo staff nello schianto dell’elicottero che lo trasportava (le cause dell’incidente sono ancora ignote). Ma ormai se ne sono accorti un po’ tutti, dopo che alcuni esponenti del governo si sono dimessi a causa di scandali vari (Open).

Interessante la notazione dell’articolo di Al Manar: nel denunciare pubblicamente tale lotta, Arestovitch rischia la vita: o è sciocco o è protetto da un ramo dei servizi segreti, ipotesi per la quale propende la nota del giornale libanese. E se una parte dei servizi segreti teme l’evoluzione del conflitto, prospettiva più realistica dell’attuale, potrebbero aprirsi scenari nuovi.

Così, tra i crescenti rischi di escalation, che l’attuale fragilità di Kiev amplificano, e le prospettive, seppur aleatorie e lontane, di una risoluzione della fase più acuta del conflitto, la guerra continua inesorabile a mietere vittime.

Ps. La Polonia chiederà un risarcimento alla Ue per la fornitura di carri armati a Kiev. Lo ha detto il Primo ministro Mateusz Morawiecki… perché dovrebbero essere risarciti loro e non anche gli altri che hanno mandato i loro armamenti? Richiesta invero bizzarra, ma che rischia di essere assecondata.  La guerra e il supporto Usa hanno conferito a Varsavia un peso notevole.

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