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Ucraina. Le dimissioni di Arestovich e le «apparizioni» di Zelensky | Piccole Note

ARESTOVICH Tempo di lettura: 3 minuti

Aleksey Arestovich ha presentato le sue dimissioni dalla carica di primo consigliere di Zelensky. Se si considera che fin dall’inizio della guerra si è distinto per apparizioni e interventi ai media, la cosa ha un certo rilievo. A spingerlo a tale passo le affermazioni sul missile russo che si è abbattuto su un edificio di Dnipro, che ha provocato decine di morti (40 a stare alle ultime informazioni, ma si continua a cercare dispersi).

Dichiarazione fatale

Intervenendo sull’accaduto, Arestovich aveva dichiarato che il missile era stato intercettato dalle forze armate ucraine, da cui la deviazione e la tragedia. Parole dal sen fuggite, che hanno suscitato un vespaio, anche perché andavano a confortare la versione russa dell’incidente.

A smentire il potente consigliere, le forze armate ucraine, che hanno ribadito la loro versione, che cioè non hanno vettori che possono intercettare quel missile (deviarlo?). Così ad Arestovich  non è rimasto che cospargersi il capo di cenere, spiegando che aveva sbagliato, troppo stanco etc.

Ma le critiche non si sono affatto fermate. E la richiesta del sindaco di Dnipro, che ha sollecitato la SBU, la temuta sicurezza ucraina, a “reagire” alle parole del consigliere (Forbes), sono state fatte proprie da due parlamentari ucraini (di forze politiche diverse), i quali hanno dichiarato di voler presentare alla Rada una mozione per sensibilizzare i servizi segreti sulla questione. Al solito, il web è stato più tranchant: rimandiamo a una discussione dal tema: “Quando sarà finalmente eliminato Arestovich?”.

La piega presa dalla vicenda deve aver spaventato non poco il consigliere, dato il clima che si respira in Ucraina, che si è deciso a redigere una lettera di dimissioni, con tanto di foto pubblicata sui social per rassicurare i suoi critici sul fatto che toglieva il disturbo.

Dalle stelle…

E dire che, soprattutto all’inizio della guerra, Arestovich era interpellato come una sorta di oracolo dai media internazionali, ai quali elargiva le sue pregiatissime analisi, rassicurando il mondo sulle magnifiche sorti e progressive del suo Paese, che avrebbe sicuramente respinto l’invasore.

Sic transit gloria mundi e si potrebbe chiudere così. Come nota a margine ci permettiamo di annotare come questa vicenda in sé secondaria mostri quanto sia ferreo il controllo dell’informazione da parte del governo di Kiev, tanto da non permettere la minima discrepanza dall’ufficialità, peraltro anche rientrata dopo le pubbliche scuse.

Alcuni giorni fa, Zelensky ha firmato un decreto per rendere ancora più stretto il controllo su media e social da parte del governo, una norma che ha suscitato critiche nella stampa internazionale, come riferiva il New York Times. In guerra la propaganda è purtroppo una deriva in qualche modo obbligata.

Ma ridurre l’opinione pubblica dell’Ucraina a quella del solo Zelensky, ormai diventato una sorta di madonna pellegrina che appare un po’ ovunque (dopo i Golden Globe e forse Davos, che vede la presenza della moglie, apparirà anche a Sanremo), non è un bene per il popolo ucraino né per il mondo, stretto dalle dure conseguenze della guerra.

N.B. Arestovich è colui che, in un video di qualche tempo fa, elogiava l’ISIS: “

“I capi dell’Isis sono considerati tra i capi più capaci e di successo che ci siano attualmente: tutto è pensato nel dettaglio, anche il grado di crudeltà, una crudeltà studiata per lo spettacolo – è disumano, ma parliamo di un livello molto alto, una strategia intelligente, se si tiene conto dei loro interessi particolari”.

“Stanno agendo in modo molto corretto, c’è un bel libro in cui analizzo abbastanza bene l’Isis, per capire come gestire al meglio gli affari: e come  governare in maniera migliore… allo stesso tempo, questo è terrorismo, crudeltà di stampo medievale, significa bruciare uomini, sparare e tagliare teste. Questo è sicuramente  il network del futuro…”.

Qui di seguito il video, che certo sarà un estratto e quindi non abbiamo il quadro completo del suo discorso, che magari poi risulta più corretto. E però, le sue parole, anche se fossero inquadrate in un contesto più ampio, appaiono inquietanti.

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