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Un passo indietro | Il governo cambia idea sui pagamenti elettronici – Linkiesta.it

La stretta al Pos si è già allentata. La premier Giorgia Meloni ha detto che la soglia dei 60 euro sotto la quale un commerciante può rifiutarsi di accettare un pagamento elettronico è solo «indicativa» e «per me può essere anche più bassa». Lo ha annunciato durante la prima rubrica social “Gli appunti di Giorgia”.

Come spiega Repubblica, la soglia che esonera gli esercenti dall’obbligo di accettare pagamenti con il bancomat e la carta di credito cambierà. Passerà «da 60 a 40 euro, almeno questo è l’obiettivo per salvare un segnale che viene calato nelle storie del gelataio e dell’edicolante per ribadirne la necessità», si legge nell’articolo. Così come avrebbe senso, secondo la premier, l’intervento sul contante: «Il tetto sfavorisce la nostra economia» e per questo è stato alzato.

Non ci saranno quindi battaglie identitarie su questa cosa. Non è irrinunciabile per l’esecutivo che deve mettere a punto la legge di Bilancio. «È il richiamo alla trattativa in corso con Bruxelles a confermare che il governo non farà le barricate se la Commissione europea dovesse fermare la misura perché incoerente con gli obiettivi sulla lotta all’evasione fiscale», si legge su Repubblica.

Si vuole evitare, ovviamente, lo scontro con l’Unione europea proprio alla vigilia della richiesta del ministero del Tesoro per ricevere da Bruxelles la terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza, da 19 miliardi di euro, indispensabile per provare a chiudere alcuni dei 55 obiettivi da raggiungere entro il 31 dicembre: «Dobbiamo tenerci buona la Commissione», spiega una fonte di governo a Repubblica.

L’ammorbidimento delle posizioni sul Pos è un segnale che il governo è disposto a modificare la sua manovra di Bilancio prima dell’inizio dell’esame da parte del Parlamento. Vale anche per Opzione Donna, la misura per l’anticipo pensionistico rivolto alle lavoratrici, che dovrebbe cambiare ancora. Adesso si lavora all’ipotesi di cancellare il requisito dei figli, inserito nella Finanziaria, mentre restano gli altri criteri: caregiver, invalidità pari o sopra il settantaquattro per cento, licenziate o dipendenti di imprese in crisi.

«Secondo il nuovo schema», spiega Repubblica, «l’uscita sarebbe a 60 anni per tutte, non più a 59 (con un figlio) e a 58 anni (con due figli). Significa uno o due anni di lavoro in più prima della pensione anche rispetto alle regole in vigore quest’anno (uscita a 58 anni per le dipendenti, a 59 anni per le autonome). Più indietro una seconda ipotesi, che è fuori dall’interlocuzione tra la premier e la titolare del Lavoro Marina Calderone. Nella maggioranza c’è chi spinge per una proroga nel 2023 della versione attuale di Opzione Donna, ma solo per 6-8 mesi».

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