La premier Giorgia Meloni ha intenzione di cambiare i tecnici che seguono il Recovery Plan. Con una norma da inserire nel decreto che vedrà la luce tra dicembre e gennaio. Che darà ai ministri in carica e alla struttura di Palazzo Chigi la possibilità di azzerare le unità di missione che seguono il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Una nuova fase con nuovo personale rispetto alla struttura nominata dal governo Draghi. Che in teoria avrebbe dovuto rimanere in sella fino al 2026. E perché si parte dalle unità di missione? Repubblica spiega oggi che dopo alcune settimane di ricognizione i ministri imputano alle strutture una scarsa capacità operativa. Ma con la mossa il governo vuole raggiungere due obiettivi distinti. Uno operativo e l’altro politico.
Quello operativo è migliorare le performance nel raggiungimento delle milestones e nella capacità di spesa dei dicasteri. Quello politico è di dimostrare la tesi della destra: ovvero che le prime scelte, le prime decisioni e i primi errori sono in capo al governo precedente. E infatti, spiega il quotidiano, è altamente probabile che questa rivoluzione coinvolga anche il vertice della struttura dell’ex premier. Ovvero i tre organismi di Palazzo Chigi e quello del ministero dell’Economia. Il modello definitivo, però, è ancora in corso di valutazione. Di certo, Meloni e i suoi ministri sono decisi a denunciare quello che finora, a loro avviso, non ha funzionato. Tra questo, il pesante rallentamento nella spesa delle risorse già approvate. Si prevedevano oltre 33 miliardi, il calcolo è che alla fine ci si fermi tra i 13 e i 15. Di cui una grossa fetta impiegata per interventi approvati prima dell’avvento di Draghi e poi spostati nel Pnrr.
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