La terza edizione del “Censimento permanente della Popolazione e delle Abitazioni”
Antonio Lamorte — 15 Dicembre 2022
È un’Italia sempre più vecchia, in pieno inverno demografico quella tracciata dall’Istat nella terza edizione del “Censimento permanente della Popolazione e delle Abitazioni”. La popolazione censita al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (206.080 individui in meno). L’età media passa intanto da 43 a 46 anni rispetto al 2011 mentre calano gli abitanti e si alza l’età media anche della popolazione straniera. L’impatto dei numeri di morti a causa delle conseguenze da contagio del covid-19 resta elevato.
Il Censimento è stato svolto nell’autunno 2021. Fino al 2021 era realizzato ogni dieci anni, dal 2018 la modalità era stata sostituita su cadenza annuale su un campione di famiglie. L’edizione del 201 per la prima volta riporta informazioni su tre specifici segmenti di popolazione definiti “particolari o difficili da raggiungere”.
Il decremento della popolazione interessa soprattutto il Centro Italia, di mezzo punto percentuale, e l’Italia Settentrionale. La diminuzione risulta essere più limitata nei comuni della classe 5-20mila abitanti e in quella fino a 5mila abitanti che rappresentano insieme il 70% dei comuni italiani. Soltanto cinque comuni tra quelli con oltre 100mila abitanti guadagnano popolazione. Su 7.904 comuni solo 2.850 hanno registrato un incremento rispetto all’anno scorso.
Roma resta il Comune più grande, 2.749.031 residenti, Morterone in provincia di Lecco quello più piccolo, con 31 abitanti. La Regione più giovane resta la Campania, con un’età media di 43,6 anni, quella più vecchia è la Liguria, 49,4 anni. Il comune più giovane è Orta di Atella, provincia di Caserta, quello più vecchio è San Giovanni Lipioni, in provincia di Chieti. Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951. Si conferma una leggera prevalenza delle donne, il 51% della popolazione residente, superano gli uomini di 1.392.221 unità.
“Il nuovo record minimo delle nascite (400mila) e l’elevato numero di decessi (701mila) aggravano – si legge nel report – la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell’ultimo decennio. Il saldo naturale, pari a -301mila unità nel 2021; sommato alle -335mila già rilevate nel 2020 determina in due anni di pandemia un deficit di ‘sostituzione naturale’ di 637mila persone”. I nati nel 2021 sono stati 400.249: l’1,1% in meno rispetto al 2020 e il 31% in meno rispetto al 2008.
“L’impatto del Covid-19 sulla dinamica demografica resta elevato nel 2021: il totale dei decessi (701.346), sebbene in diminuzione rispetto all’anno precedente (quasi 39mila in meno), è ancora dell’8,6% superiore alla media 2015-2019”. I movimenti tra comuni invece “avvengono prevalentemente dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord e del Centro” e “hanno coinvolto 1 milione e 423mila persone (+6,7% rispetto al 2020). Se si considera la media del periodo 2015-2019 l’aumento dei trasferimenti interni dell’anno 2021 è del 4,7%. Il tasso migratorio interno oscilla tra il -4,7 per mille della Basilicata e il 2,9 per mille dell’Emilia-Romagna. Tutte le regioni del Mezzogiorno presentano valori negativi”.
Gli stranieri censiti sono 5.030.716, l’8,5% della popolazione, 141mila in meno rispetto al 2020. L’età media è di 35,7 anni, con il fenomeno dell’invecchiamento che resta lontanissimo dalle medie italiane ma che comincia a offrire spunti e dare segnali anche tra la popolazione non italiana. “Quasi la metà degli stranieri censiti nel 2021 proviene dall’Europa (47,7%), il 22,6% dall’Africa, una percentuale di poco inferiore dall’Asia e il 7,3% dall’America”. È il Nord che continua ad attrarre più fortemente con il 59% della popolazione straniera censita.
Capitolo istruzione: “In Italia diminuiscono sistematicamente gli analfabeti, le persone che sanno leggere e scrivere ma non hanno concluso un corso regolare di studi e quelle con la licenza di scuola elementare e di scuola media”. Gli analfabeti in dieci anni sono dimezzati: dall’1,1% allo 0,5%. Il 36% della popolazione è in possesso del diploma, diminuiscono anche gli abbandoni dopo il primo ciclo di scuola primaria, aumentano fino al 15% i laureati e fino allo 0,5% i dottori di ricerca. Al 31 dicembre su 100 titoli accademici, 56 sono stati conseguiti da donne.
Per quanto riguarda il capitolo sulle popolazioni particolari o di difficile intercettazione, quelle definite “a rischio di copertura censuaria”, il Censimento permanente si è avvalso dei registri anagrafici comunali. Nel 2022 è stata condotta la seconda rilevazione ad hoc presso i Comuni (la terza si svolgerà nel 2023) su tre specifici segmenti di popolazione: le persone che vivono nelle convivenze anagrafiche, quelle che dimorano in campi autorizzati o insediamenti tollerati e spontanei e le persone senza tetto e senza fissa dimora (SFD)”.
L’insieme delle tre popolazioni ammonta a 463.294 unità, lo 0,8% della popolazione totale censita. “Tra la popolazione censita come residente in convivenza si contano 351.338 persone che vivono stabilmente in tre tipi di convivenza: circa il 32% nelle case di riposo e RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), più del 20% nelle convivenze ecclesiastiche e quasi il 21% nelle strutture di accoglienza per immigrati”.
Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
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