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Riecco il Fondo Salva Stati | Giorgetti cede a Salvini e congela il Mes, ma il governo ora è solo in Europa – Linkiesta.it

Dopo l’esultanza per l’Italia «in Champions League» per la mancata bocciatura della manovra economica da parte di Bruxelles, a far calare di nuovo il gelo tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la Commissione europea è bastato pochissimo.

In aula ieri Giorgetti ha risposto a un’interrogazione scritta del centrista Luigi Marattin. Oggetto: la ratifica alla riforma del Fondo Salva Stati, il Mes. «L’impianto attuale del Trattato appare non tenere conto del diverso contesto di riferimento e appare opportuno che siano valutate modifiche», ha risposto Giorgetti leggendo un testo preparato dai tecnici, vagheggiando la necessità di «un ampio dibattito parlamentare». Ma la sintesi è che l’Italia non è intenzionata a ratificarlo.

La notizia, racconta La Stampa, è rimbalzata a Bruxelles con un certo sconcerto. Una fonte comunitaria, sotto la garanzia dell’anonimato, spiega: «Tutti conosciamo le difficoltà politiche in cui opera il governo. Ma questo è un affronto verso chi quella riforma l’ha approvata. Sarà un grosso problema».

Giorgetti ha passato la palla al Parlamento e ha spiegato: «Come da più parti evidenziato, il Mes appare un’istituzione in crisi e per il momento in cerca di una vocazione. In parte per colpa sua, in parte no, è un’istituzione impopolare. Nessuno fra i Paesi europei ha voluto chiedere la sua linea di credito sanitaria». Il ministro dell’Economia, «a titolo esemplificativo», ha aggiunto alcune motivazioni alle sue reticenza sul Mes: «Da strumento per la protezione dalle crisi del debito sovrano e delle crisi bancarie, deve trasformarsi, a nostro avviso, in un volano per il finanziamento degli investimenti e per il sostegno per affrontare sfide come quella del caro energia e della crisi internazionale connessa alle vicende ucraine, rivedendo le condizionalità attualmente previste ovvero le modalità di utilizzo delle risorse».

Le opposizioni hanno subito attaccato il ministro e il governo per l’ennesimo rimpallo sulla decisione. «Le parole pronunciate da Giorgetti sul Mes sono molto gravi: il governo intende veramente non procedere alla ratifica?», ha chiesto Luigi Marattin, capogruppo del Terzo polo in commissione Bilancio. «La settimana scorsa Giorgetti ha rimandato ogni decisione sul Mes al pronunciamento della Corte costituzionale tedesca. Oggi, dopo che la Corte di Karlsrhue si è espressa, lo stesso Giorgetti ci ha detto che siccome il Mes è un’istituzione in crisi, forse non verrà più ratificato. È conscio il ministro delle conseguenze di queste parole? Il governo intende rimanere l’unico Paese in Europa a non procedere alla ratifica? Se il problema è un dibattito parlamentare, noi siamo prontissimi. Ma resta il fatto che le parole pronunciate oggi sono gravi. Spero solo che in Europa non siano state ascoltate».

La vicenda non è nuova e si trascina da anni. Il primo a prender tempo sulla riforma dell’istituzione che dieci anni fa impose dure ristrutturazioni a Paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo, è stato il ministro del Tesoro del governo Pd-Cinque Stelle, Roberto Gualtieri. Ma l’opposizione ideologica di Lega e grillini ha costretto a rallentare persino Mario Draghi.

Il punto è che durante i venti mesi del governo di quasi unità nazionale e fino a pochi giorni fa l’Italia aveva una scusa che ora non c’è più: l’attesa per il giudizio della Corte costituzionale tedesca, alla quale si erano appellati i liberali tedeschi nel tentativo di fermare la ratifica di Berlino. Nel frattempo il giudizio (positivo) è arrivato, e l’Italia è rimasta l’unico Paese dell’area euro che non ha firmato quella riforma.

Se il consiglio europeo in corso a Bruxelles non fosse dedicato a temi diversi, la faccenda avrebbe creato imbarazzo a Giorgia Meloni. Ma certamente mancata ratifica del Fondo Salva Stati alimenterà i pregiudizi antitaliani che serpeggiano nei palazzi europei.

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