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Migranti, Meloni tifa Sanchez e stoppa le domande dei giornalisti – Il Riformista

Il vertice a Roma

Claudia Fusani — 6 Aprile 2023

Migranti, Meloni tifa Sanchez e stoppa le domande dei giornalisti

La speranza, oggi, si chiama Pedro Sanchez. Il premier spagnolo assumerà il primo luglio la presidenza del semestre ma il lavoro è già iniziato. E avrà un focus molto specifico: una nuova gestione europea dei flussi migratori basata su “inclusione e condivisione”. Oltre che su tutto il resto: azioni nei paesi di origine – per lo più subsahariani – per limitare le partenze; patti reciproci con scambio tra permessi di soggiorno e rimpatri forzati; un nuovo processo per l’asilo politico, cioè il superamento di Dublino.

“L’immigrazione è un dossier europeo e l’Europa deve dare la risposta”. Quello che non ha potuto fare in questi mesi la presidenza svedese – per cui il Piano migranti della presidente von der Leyen è rimasto alla semplice enunciazione – dovrà farlo il premier Sanchez. E’ l’ultima chance. Ne è consapevole Giorgia Meloni e gli altri leader dei paesi europei che affacciano sul Mediterraneo e che per primi fronteggiano la pressione migratoria. Qualcosa sta cambiando. E lo si è visto in queste ore: l’imbarcazione con oltre 400 migranti in balia delle onde è stata soccorsa dalla nave della ong Medici senza frontiere, i soccorsi sono stati gestiti da Malta ma l’Italia accoglierà a Brindisi i naufraghi che dovrebbero essere subito trasferiti in altri paesi europei. In realtà è un ritorno al passato, a nove mesi fa: spenti i megafoni della propaganda, fallite le misure spot come il decreto e i regolamenti per impedire i soccorsi alle ong, umiliati da tragedie come quella di Cutro, si ritorna alla diplomazia e alla costruzione faticosa di accordi multilaterali dove politica estera e politica interna pesano allo stesso modo.

Una buona sintonia con la Spagna è quindi fondamentale. “Quando Italia e Spagna si muovono insieme anche l’Europa si muove” ha detto il premier spagnolo dopo il bilaterale con Meloni durato un paio d’ore. Uno degli obbiettivi condivisi è il Patto di immigrazione e asilo. “E’ stato fatto un passo importante perché alcuni paesi (anche i frugali del nord europa, ndr) hanno riconosciuto come l’immigrazione clandestina sia un problema europeo che richiede una risposta europea, politica ma anche economica. Italia e Spagna – ha sottolineato Sanchez – devono parlare meno della dimensione interna dell’immigrazione e maggiormente di quella esterna: della cooperazione e della collaborazione con i Paesi di origine e di transito”. Oltre alla responsabilità del controllo delle frontiere si deve aggiungere il concetto di solidarietà.

Purtroppo anche questa volta non è stato possibile fare domande ai due capi di governo. Per esplicita decisione della presidente Meloni, i due premier hanno fatto dichiarazioni nel salone dei Galeoni ma non hanno accettato domande. In genere ne vengono concesse un paio alla stampa italiana e un paio a quella ospite. Stupore e dispiacere tra i giornalisti spagnoli. Forse più che domande sui migranti, Meloni ha temuto domande sul Pnrr, magari mettendo a confronto l’esperienza italiana rallentata da nove mesi di stallo politico con quella spagnola che, al contrario, è pronta a chiedere più soldi (a debito) perché ha molti progetti pronti nel cassetto. Peccato perché le domande, come sempre, sarebbero tante. La stampa non ha avuto spiegazioni neppure sui numerosi contenuti decisi nel consiglio dei ministri della scorsa settimana (decreto bollette, codice appalti, disegno di legge sulla concorrenza). Così come poco o nulla è trapelato delle due ore di riunione sull’immigrazione, il Tavolo tecnico convocato martedì pomeriggio a palazzo Chigi.

“Siamo in una fase di emergenza drammatica e duratura” ha spiegato Meloni aggiornando un report dell’intelligence che parla di 500 mila persone pronte a partire da Libia e Tunisia. Il governo italiano prosegue nell’azione diplomatica con entrambi i paesi dove l’instabilità politica rende difficile avere collaborazioni continue e garantite. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani sta facendo un lavoro silenzioso, faticoso e proficuo. Sul fronte interno Meloni ha aggiornato Sanchez sulle misure adottate con il decreto Cutro e che intervengono su un doppio binario: aumentare le quote flussi per lavoratori regolari ma anche i rimpatri forzati utilizzando un metodo giù un uso in Spagna, più ingressi legali in cambio di maggiori rimpatri. Uno scambio che vorrebbe premiare la migrazione legale e ostacolare quella illegale.

Ieri sono stati diffusi i dati ufficiali del click day: i datori di lavoro hanno presentato 252 mila richieste di “mano d’opera straniera subordinata”, tre volte di più la quota ammessa dal decreto in vigore (82.705). E’ chiaro che le quote flussi devono poter essere utilizzate di più e meglio per togliere dalla clandestinità persone già in Italia e sottrarre al racket degli scafisti possibili clienti. Il problema è che Meloni e Salvini avrebbero qualche difficoltà a spiegare ai rispettivi elettorati che la “nazione” Italia dà lavoro a 252 mila stranieri quando in Italia (dati Istat gennaio 2023) ci sono 621 mila disoccupati tra i 35 e i 49 anni. La premier ha aggiornato Sanchez anche sul fatto che il governo italiano è pronto ad impegnare la Marina militare nella fase del pattugliamento e dei soccorsi. Al Tavolo di palazzo Chigi martedì c’era anche il ministro della Difesa Guido Crosetto da cui dipende la Marina militare.

Il ruolo della Marina era già stato previsto nella prima bozza del decreto Cutro. Salvini e Piantedosi, che guidando Infrastrutture e Interni sono nei fatti i ministri dell’Immigrazione, avevano allora fatto cambiare idea alla premier. E quell’articolo saltò all’ultimo momento. Adesso potrebbe essere ripresentato in commissione al Senato dove si discute il decreto. Con altri emendamenti rafforzativi del governo. Salvini stavolta ha abbozzato: “Piena fiducia – ha detto – nella premier e nei ministri che stanno affrontando il dossier a partire da Interno, Affari esteri e Difesa”.

E’ finito il tempo del Capitano ossessionato dalle ong e dai flussi migratori? Può darsi. Di sicuro il ministro delle Infrastrutture ha trovato una sua nuova dimensione tra ponti, strade e ferrovie. Da oggi anche con l’acqua visto che il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare oggi il decreto siccità e nominare il Commissario alle opere. “Il più indicato mi pare proprio Salvini” diceva ieri il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il Consiglio dei ministri potrebbe esaminare anche la richiesta dello stato di emergenza arrivata dai presidenti di Calabria e Sicilia per fronteggiare la pressione sbarchi.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent’anni a Repubblica, nove a L’Unità.

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