“Taglia 14-19” è una raccolta di storie vere, riproposte sotto pseudonimo. Un progetto che nasce dopo tre anni di ricerca, tra fonti orali e scritte, tra studenti e studentesse delle superiori in età compresa, appunto, tra i 14 e i 19 anni. Amarezza, gioia ed emozioni palpabili riproposti attraverso i loro occhi, i temi scritti, i “pizzini” lasciati nell’agenda dell’insegnante, i messaggi durante i periodi di vacanza e i dialoghi sospesi tra un intervallo e l’altro. Ragazzi e ragazze che hanno una loro visione del mondo e della vita, anche se coglierle non è sempre così immediato.
L’autrice. Francesca Gerbi è un’insegnante di lettere e sostegno nelle scuole superiori, giornalista e scrittrice. Con l’editrice “La collina dei libri” ha appena dato alle stampe “La memoria di Viola”, romanzo col quale affronta con delicatezza lo spinoso tema dell’Alzheimer.***
Chiara
È il primo giorno di scuola.
Chiara ha 14 anni.
Oggi indossa una tutina fucsia che accentua la sua docilità; sa di essere leggermente inadeguata, tuttavia non vorrebbe essere vestita diversamente.
Chiara fatica a parlare.
Chiara teme ad interagire con i ragazzi, e le ragazze, della sua età.
Aveva appena preso coraggio per conoscere i compagni delle medie, ora è già tempo di cambiamento.
Le superiori sono proprio una brutta roba: Chiara crede di essere ancora troppo piccola per quel cortile zeppo di cicche accese, top striminziti e scarpe alla moda.
Tiene stretto a sé uno zainetto anonimo, dentro al quale custodisce i tesori acquistati in un grande supermercato con i suoi genitori: l’astuccio e i colori nuovi, il diario e le penne rosa, un piccolo peluche a forma di gattino, che le terrà compagnia.
Prima ora. Italiano. Tema. Presentati.
Chiara vorrebbe dire qualcosa di sé, ma la sua mano è bloccata, fatica a respirare ma nessuno se ne accorge: la mascherina obbligatoria anti Covid-19 serve anche per garantire la privacy delle debolezze.
Consegna in bianco, ma l’insegnante è indaffarata, non se ne accorge.
Primo scoglio. Superato.
Tra poco arriverà l’intervallo, cercherà un angolo sicuro per mimetizzarsi, bere il succo e mangiare la sua merendina confezionata.
Suona la campanella, i ragazzi escono dalla scuola festanti, rimasti indenni da questo primo giorno di scuola.
Lei sta cercando il suo papà.
Si sintana sull’auto e riprende, lentamente, a respirare: che sia stata per cinque ore in apnea? Forse.
Oggi pomeriggio nessuno le controllerà il diario, durante quest’anno scolastico nessuno si preoccuperà dei suoi voti; i suoi semplici, e infinitamente docili, genitori, si limiteranno nel portarla al mercato il sabato mattina per comprarle i soliti braccialetti (che spesso lei non vuole più), poi piazzarla con pizza e bibite, più altre schifezze, il sabato sera, davanti a una serie che lei non ha più voglia di guardare. Ma i genitori ciechi sono ciechi, è più difficile diventare grandi per i bambini con i genitori ciechi.